Draghi, l’informativa al Senato: «Dobbiamo portare subito Mosca al tavolo dei negoziati»

di Monica GuerzoniIl presidente del Consiglio riferisce sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina: «Kiev deciderà che pace accettare. Pronti a rafforzare la Nato con mille unità tra Ungheria e Bulgaria» Giorno 85 della guerra, Mario Draghi parla nell’aula del Senato e il suo primo pensiero è per «la resistenza del popolo ucraino», che ha impedito all’esercito russo di «conquistare vaste aree del Paese in tempi brevi». Un concetto diretto e netto, per dire (a Conte, Salvini, Berlusconi) che l’Italia ha fatto bene a sostenere Kiev anche con l’invio di armi e che continuerà a farlo. La linea non cambia. Il premier lo scolpisce chiudendo l’informativa, dopo aver ringraziato per l’appoggio il Parlamento, la maggioranza e anche il partito di Giorgia Meloni per il sostegno al governo. La risoluzione approvata il primo marzo «ha guidato in modo chiaro, molto chiaro la posizione del governo» e consentito di «tenere alta la pressione sulla Russia anche attraverso le sanzioni» e al tempo stesso di «ricercare la soluzione negoziale». E qui Draghi stoppa la speranza di Conte e di chi, nella Lega e dentro Forza Italia, cerca di convincere Palazzo Chigi a cambiare strategia e interrompere l’invio di aiuti militari: «Il governo continuerà a muoversi nel solco di questa risoluzione» è la replica del premier a chi, cominciando dall’ex premier e leader del M5S, lo accusa di muoversi in solitudine, privo di un mandato del Parlamento. Salvini e il no all’invio di armiPoi è arrivato il chiarimento di Salvini in Aula: «Qualcuno in quest’aula parla di inviare altre armi, io non ci sto. Noi siamo assolutamente e orgogliosamente ancorati ai valori, ai diritti conquistati in Occidente, stiamo con la democrazia, mai con la guerra ma con i popoli e mai con gli aggressori». Poi rivolgendosi a Draghi ha aggiunto: «Grazie per le parole di pace, sia a Washington che oggi in Aula spero condivise da tutti». Cessate il fuoco e ripresa dei negoziatiLa maggioranza è sul filo del burrone, Conte ha evocato la crisi di governo e Draghi sta bene attento a non forzare, a non far balenare un quarto decreto sull’invio di armi. Ma sfuggire non può e non vuole e così ricorda che «la risoluzione ha impegnato il governo a sostenere Kiev dal punto di vista militare». La linea dunque non cambia ed è quella che Draghi ha illustrato al ritorno da Washington, dopo il bilaterale con il presidente degli Usa nello Studio Ovale: «Per impedire che la crisi umanitaria si aggravi dobbiamo raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati». E per mettere fine allo scontro interno il capo dell’esecutivo rafforza il concetto: «È la posizione dell’Italia, della Ue e che ho condiviso con Biden». Il rapporto con gli Stati Uniti E qui Draghi, senza nascondere l’orgoglio, sottolinea di aver riscontrato alla Casa Bianca e al Congresso degli Stati Uniti «un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata nel campo transatlantico e dell’Unione europea». Una posizione che consente al nostro Paese e al capo del governo di «essere in prima linea, con credibilità e senza ambiguità, nella ricerca della pace». Per Draghi non sono parole al vento, prova ne sia il «segnale incoraggiante» rappresentato dal colloquio del capo del Pentagono Austin con il ministro russo della Difesa Shoigu che è avvenuto – non per caso il premier ricorda la data del 13 maggio — all’indomani della sua visita negli Stati Uniti-: «Si tratta della prima telefonata dall’inizio della guerra». La strada verso la pace è un vicolo stretto, ma Draghi intende imboccarlo con determinazione muovendosi con i partner europei e a livello bilaterale «per cercare ogni possibile opportunità di mediazione». «Il modello Helsinki»La Turchia è un interlocutore importante e Draghi annuncia che a inizio luglio sarà ad Ankara per il primo bilaterale da dieci anni a questa parte. Quanto all’espulsione dei 24 diplomatici italiani il premier è duro («è un atto ostile») ma non muta idea rispetto alla necessità di mantenere canali di dialogo con il Cremlino. E servirà anche quello «sforzo creativo» suggerito al presidente Mattarella, per arrivare a «una conferenza internazionale sul modello degli accordi i Helsinki del 1975». L’informativa del presidente del Consiglio fa il punto sulla situazione militare e la conta drammatica dei morti, dalle fosse comuni di Kiev ai 9.000 corpi individuati nei dintorni di Mariupol attraverso le ricostruzioni con immagini satellitari. Gli sfollati: 7,7 milioni di persone. Gli ucraini arrivati in Italia: 116 mila, di cui 4000 minori non accompagnati e 22.792 studenti accolti dalle scuole italiane. Il grazie al ministro Bianchi, al personale della scuola e a «tutte le bambine e i bambini italiani per questa meravigliosa manifestazione di amore e di efficienza collettiva». Che continuerà perché il nostro Paese, è il senso dell’intervento di Draghi, non si volterà dall’altra parte. 19 maggio 2022 (modifica il 19 maggio 2022 | 12:50) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-19 09:50:00, Il presidente del Consiglio riferisce sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina: «Kiev deciderà che pace accettare. Pronti a rafforzare la Nato con mille unità tra Ungheria e Bulgaria», Monica Guerzoni

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