DPCM 60 CFU, il CSPI chiede diverse modifiche al testo: mancanza di modalità omogenee e univoche per la definizione del fabbisogno, prevederefacilitazioni e borse di studio. TESTO [PDF]

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Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha reso noto il suo parere in merito al DPCM sui corsi abilitanti. Il CSPI, si legge nel documento, ha ribadito la necessità di una straordinaria fase di reclutamento e di una formazione iniziale approfondita del personale docente.

In questo quadro, il CSPI ha chiesto al Ministero dell’Istruzione a definire un percorso di reclutamento univoco e ordinato, offrendo certezze ai candidati in fase di preparazione.

Il decreto legislativo n. 59 del 13 aprile 2017 ha aperto la via a questa esigenza, cercando di fornire una risposta omogenea e univoca alla necessità di riforma. Tale decreto stabilisce la struttura dei percorsi di formazione iniziale e abilitazione dei docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado, così come dei contenuti dell’offerta formativa, le modalità organizzative, i costi massimi a carico degli aspiranti e i criteri di svolgimento dell’esame finale.

Il CSPI, nel complesso, ha valutato positivamente queste misure, apprezzando la loro attenzione alla formazione iniziale e al loro rispetto delle indicazioni europee. In particolare, il CSPI sottolinea l’importanza di modalità di formazione in presenza, per garantire una didattica attiva e laboratoriale.

Tuttavia, il CSPI ha rilevato alcune carenze nel sistema attuale. In particolare, lamenta la mancanza di finanziamenti specifici per i percorsi di formazione, indispensabili per garantire un’offerta formativa ampia e di qualità sull’intero territorio nazionale. Si sottolinea, inoltre, la necessità di prevedere agevolazioni e borse di studio per garantire l’accessibilità a tutti i candidati aspiranti.

Il CSPI ha anche apprezzato l’accesso semplificato ai percorsi abilitanti per i docenti che vogliono acquisire un’ulteriore abilitazione, pur rilevando che questi posti sono limitati a una quota di riserva, limitando così l’accesso più ampio. L’organo ha quindi esortato il Ministero dell’Istruzione a trovare metodi omogenei e univoci per determinare i bisogni e preparare l’offerta di percorsi.

Tra le altre criticità, il CSPI ha segnalato problemi riguardanti la definizione e retribuzione del tutor, la mancanza di riconoscimento economico per i tutor che accolgono gli aspiranti nelle scuole per il tirocinio, e l’insufficiente quantità di risorse dedicate al finanziamento delle attività di aggiornamento del personale docente.

Le criticità

  • la mancanza di specifici finanziamenti, mirati alla strutturazione di un’organizzazione universitaria a supporto della formazione iniziale dei docenti;
  • l’importanza di prevedere facilitazioni e borse di studio per garantire il diritto allo studio con la possibilità di accesso a tutte e a tutti a fronte di costi indicati (€ 2.500);
  • le ridotte percentuali, rispetto al fabbisogno, di percorsi specifici per i precari;
  • l’accesso limitato, con quote di riserva, ai percorsi abilitanti semplificati per i docenti che intendano acquisire un’ulteriore abilitazione,
  • la mancanza di modalità omogenee e univoche per la definizione del fabbisogno, la predisposizione dell’offerta di percorsi e la programmazione degli accessi in caso di eccedenza di domande;
  • la vaghezza del testo rispetto alla definizione e alla retribuzione del tutor coordinatore e del tutor dei tirocinanti, che svolgono compiti diversificati, in particolare lasciando irrisolta la questione relativa al riconoscimento economico per i tutor dei tirocinanti, oggi prelevato dal Fondo dell’Istituzione scolastica, con l’aggravante che dal 2025 le risorse necessarie per l’attivazione di queste figure saranno prelevate dal fondo destinato alla card-docente, penalizzando, di fatto, il finanziamento delle attività di aggiornamento di tutto il personale docente.

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