Il dolore dei bulli

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Davvero la sofferenza rende migliori? Tra i concorrenti del Grande Fratello che hanno guastato la vita al fragile Marco Bellavia c’è una certa Ginevra Lamborghini: bullizzata durante l’adolescenza, è stata la prima a dire che quell’altro meritava di essere bullizzato. C’è un Giovanni Ciacci che ha portato in tv la sua testimonianza di sieropositivo vittima del pregiudizio altrui, ma appena ha visto Bellavia rantolare sul pavimento in preda al malessere della depressione, gli è passato accanto senza degnarlo di uno sguardo, salutando il suo ritiro con un liberatorio: «Finalmente ce lo siamo tolto dai c.». E c’è Wilma Goich, una madre che ha da poco perso la figlia, condizione talmente innaturale che non esiste sostantivo per definirla, eppure per Bellavia ha avuto solo parole di rimprovero, che alle orecchie di un depresso saranno suonate di disprezzo.

Questo ennesimo esperimento di lockdown tra persone che non si conoscono conferma che il male del nostro tempo, forse di ogni tempo, è l’indisponibilità a uscire dal porto del proprio ego per prendere il mare aperto e lasciarsi sorprendere dalle tante storie che veleggiano all’orizzonte. Si pensava che anime graffiate dal dolore fossero più pronte a cogliere i graffi altrui, guardandoli senza giudicarli. Invece la piccola vicenda televisiva di cui sta parlando mezza Italia per distrarsi da bombe e bollette ci rammenta come nessuno più di una vittima sappia indossare i panni indifferenti del carnefice.

5 ottobre 2022, 07:20 – modifica il 5 ottobre 2022 | 07:21

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-05 05:37:00,

Davvero la sofferenza rende migliori? Tra i concorrenti del Grande Fratello che hanno guastato la vita al fragile Marco Bellavia c’è una certa Ginevra Lamborghini: bullizzata durante l’adolescenza, è stata la prima a dire che quell’altro meritava di essere bullizzato. C’è un Giovanni Ciacci che ha portato in tv la sua testimonianza di sieropositivo vittima del pregiudizio altrui, ma appena ha visto Bellavia rantolare sul pavimento in preda al malessere della depressione, gli è passato accanto senza degnarlo di uno sguardo, salutando il suo ritiro con un liberatorio: «Finalmente ce lo siamo tolto dai c.». E c’è Wilma Goich, una madre che ha da poco perso la figlia, condizione talmente innaturale che non esiste sostantivo per definirla, eppure per Bellavia ha avuto solo parole di rimprovero, che alle orecchie di un depresso saranno suonate di disprezzo.

Questo ennesimo esperimento di lockdown tra persone che non si conoscono conferma che il male del nostro tempo, forse di ogni tempo, è l’indisponibilità a uscire dal porto del proprio ego per prendere il mare aperto e lasciarsi sorprendere dalle tante storie che veleggiano all’orizzonte. Si pensava che anime graffiate dal dolore fossero più pronte a cogliere i graffi altrui, guardandoli senza giudicarli. Invece la piccola vicenda televisiva di cui sta parlando mezza Italia per distrarsi da bombe e bollette ci rammenta come nessuno più di una vittima sappia indossare i panni indifferenti del carnefice.

5 ottobre 2022, 07:20 – modifica il 5 ottobre 2022 | 07:21

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, Massimo Gramellini

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