Docente accoltellata, la lettera della docente e scrittrice Viola Ardone: Non si può rischiare la morte, la scuola non può essere un campo di battaglia

La recente aggressione di uno studente nei confronti della sua insegnante in Italia ha sollevato un’ondata di emozioni e discussioni.

A seguito di questo incidente, la scrittrice italiana Viola Ardone, su La Stampa, ha espresso la sua reazione attraverso una lettera aperta all’insegnante aggredita, che è diventata un pezzo significativo di riflessione sulla condizione della scuola italiana contemporanea.

La lettera di Ardone, intrisa di empatia per la situazione dell’insegnante, dipinge un ritratto dettagliato del panorama scolastico italiano attuale. Le sue parole toccano l’inquietudine e l’ansia che i giovani studenti portano con sé, e in particolare la pressione insostenibile che subiscono dal sistema di valutazione basato sul merito.

Ardone fa riferimento alla “Lettera a una professoressa”, scritta nel 1967 da un gruppo di studenti italiani guidati dal prete Don Lorenzo Milani. Questa lettera fu un’appassionata critica al sistema scolastico classista ed escludente dell’epoca. Citando questa lettera, la Ardone suggerisce che il sistema scolastico italiano deve ancora fare i conti con le sue radici classiste ed escludenti, pur essendo cambiato in molti modi dal 1967.

La scrittrice si interroga sulla competitività insostenibile che affligge la scuola di oggi, sottolineando l’ossessione per i voti e l’incapacità degli studenti di gestire l’insuccesso. Ardone sottolinea che le attuali dinamiche scolastiche contribuiscono a creare un ambiente in cui gli studenti sono sommersi da ansia e stress. Propone una nuova prospettiva: la scuola dovrebbe essere un’espressione personale degli studenti, un luogo di crescita piuttosto che un campo di battaglia per l’approvazione familiare e sociale.

La lettera di Ardone è anche una critica al governo e alla società che, a suo parere, non hanno fatto abbastanza per migliorare l’istruzione in seguito alla pandemia di Covid-19. Si riferisce ai “banchi con le ruote” come un simbolo delle promesse non mantenute dal governo di investire e riformare il sistema scolastico.

Ardone chiude la sua lettera riconoscendo il trauma dell’insegnante aggredita, un trauma che va oltre le ferite fisiche. Questo trauma, afferma Ardone, è una rappresentazione del malessere più ampio che pervade l’intero sistema scolastico.

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