Diventare insegnanti, cosa fare per avere docenti preparati? Tatti: Laurea magistrale abilitante fragile, ecco cosa sarebbe necessario [VIDEO]

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“La necessità di una formazione iniziale organica, strutturata e continuativa per gli insegnanti è ampiamente riconosciuta e le università hanno già risposto a tale esigenza in passato offrendo 24 crediti formativi. La richiesta di una formazione che comprenda sia le didattiche disciplinari che la pedagogia è stata avanzata”.

Così Silvia Tatti, docente di lettere moderne all’Università Tor Vergata di Roma, intervistata dalla nostra inviata Patrizia Montesanti a margine del Convegno nazionale ANFIS dal titolo “Formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria: la transizione dai 24 ai 60 CFU/CFU”.

“In vista dell’istituzione di un vero sistema di formazione iniziale degli insegnanti, le università dovranno predisporre le risorse necessarie, non solo in termini di reclutamento, ma anche attraverso un percorso di riflessione, ricerca sulla didattica disciplinare e sulla didattica. In questo senso, si parla già di centri di Ateneo sulla didattica, i quali gestiranno tutta la ricerca didattica per la scuola e l’università. Il coordinamento tra questi aspetti è fondamentale, poiché la didattica universitaria e quella scolastica sono strettamente collegate. L’istituzione di questi centri di Ateneo creerà le condizioni per un maggior interesse e una maggiore organizzazione complessiva di tutto ciò che riguarda la didattica. L’esito di questo impegno sarà necessariamente un reclutamento dedicato, che al momento non esiste”.

“Tuttavia, la fragilità di una laurea magistrale abilitante risiede nel fatto che molti crediti sono dedicati a discipline psicopedagogiche e di pedagogia speciale. Questo indebolisce la formazione disciplinare degli studenti, soprattutto per le discipline umanistiche. Infatti, un professore di lettere deve acquisire un’abilitazione in letteratura italiana, linguistica italiana, storia, geografia e insegna anche latino, greco e le relazioni con il mondo culturale. Questo richiede una conoscenza di base di tutte queste discipline”.

“Il quinquennio deve essere assolutamente riservato all’acquisizione delle discipline di base e successivamente deve essere un percorso di formazione aperto al dialogo con la pedagogia, la psicologia e le didattiche disciplinari. Il dialogo tra le discipline e la pedagogia è importante per la formazione degli insegnanti, poiché il mestiere di professore fronteggia diverse sfide in un mondo ricco di apporti diversi di studenti e situazioni complesse. La disciplina rimane il momento di incontro tra il docente e lo studente, ma lo sviluppo di metodologie è fondamentale, poiché il dialogo tra le discipline e la pedagogia crea un nuovo linguaggio di comunicazione e individua la specificità delle singole discipline”.

“L’urgenza di una soluzione all’assenza di una normativa per la formazione in ingresso degli insegnanti deve anche rispondere alla necessità di costruire un nuovo profilo di insegnante. Una struttura istituzionale all’interno della quale queste esperienze possano trovare una casa comune, una casa istituzionale, è necessaria”.

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