Dacia Maraini: «Mai visti tanti incendi a Roma. È una rivolta anti sistema»

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di Alberto Guarnieri

La grande scrittrice racconta i caffè a piazza del Popolo «con Moravia, Fellini e Pasolini». Le mete culturali e lo sgomento per i roghi che comunque non possono rovinare «la grande bellezza» della città

Dacia Maraini ha una vita lunga come la sua «Marianna Ucria» e la passa ancora con indomita energia e grande entusiasmo. Pochi giorni fa, saputo dell’incendio alla «Bancarella del Professore» di piazzale Flaminio (a pochi passi da dove abita) ha preso un bel pacco di libri dalla sua sterminata biblioteca e l’ha portato in dono. «L’ho sentito come un dovere», racconta al telefono. Il nostro colloquio non può essere in presenza perché la scrittrice si era ammalata di Covid.

«Sono stata costretta a rinviare la partenza per le vacanze in montagna – spiega – ma credo che riuscirò a partire presto. Non sto nemmeno ora troppo male, anzi. Poi ci incontreremo per un caffè, magari a “Le galline”. È un bar ristorante vicino a casa mia gestito da quattro donne tra cui un’ottima cuoca. A pranzo si può mangiare, poi diventa un caffè». Maraini è un’ottima cuoca. «Non vado spesso al ristorante. Se capita “Il Campana”, “Nino” in via Borgognona. Oggi c’è un frenetico cambio di gestione in tanti posti. Resta il nome, ma si modifica tutto il resto, che è quello che conta. «Per fare un esempio: c’è stato un tempo – continua – in cui si andava sempre da Rosati, a piazza del Popolo. Era il bar degli artisti. Ci trovavi Moravia, Pasolini, Fellini e tanti altri. Oggi, senza voler togliere nulla al lavoro dei gestori, è diventato un posto turistico, non va bene per me».

Maraini debuttò giusto sessanta anni fa con «La vacanza». Tra saggi, poesie e romanzi ha segnato tappe importanti nella letteratura non solo italiana. L’ultima sua opera, di pochi mesi fa, è «Caro Pier Paolo», ricordo di Pasolini a cent’anni dalla nascita. Solo con i suoi libri potrebbe riempire la Bancarella del Professore. «Vede come è Roma: qualcuno scioccamente, per non dire di peggio, perché bruciare libri è sempre un atto politico, ha appiccato il fuoco ai volumi di piazzale Flaminio. Poi è partita una gara di generosità, non solo romana a dire il vero, che ha già fatto rinascere, più grande, la bancarella».

Sugli incendi che stanno bruciando la città la scrittrice toscana ha le idee chiare. «Vivo a Roma da quaranta anni e non ho mai visto niente di simile. Dagli autobus alle pinete, fino ai libri, tutto brucia. Io penso sia in atto una rivolta anti sistema che vuole mettere sottosopra Roma, magari per aprire il varco a una svolta autoritaria. C’è un empito anarchico in città che ha certo ragioni in tanta inefficienza pubblica. Ma la risposta non può essere distruggere». «Certo – aggiunge – anche i nostri concittadini hanno responsabilità. Ma, ad esempio, nelle lunghe passeggiate che ancora faccio, vedo sì l’immondizia per strada, per terra. Ma vicino ai cassonetti. Quasi a dire: vorrei depositarla in modo giusto. E poi nella mia zona non è possibile fare la raccolta differenziata, che tanto servirebbe».

Maraini si sposta raramente in auto: «Pochi garage e sempre pieni». Più spesso con i mezzi o in taxi. «E qui – racconta – bisognerebbe aprire un altro capitolo doloroso. A parte le rivolte corporative, l’altro giorno ho trovato un guidatore che, invece di stare zitto come io faccio, ha provato a convincermi che di Covid muore solo chi si è vaccinato. Citava pure Montagnier, poveretto». Le mete della scrittrice sono tutte o quasi culturali. Dall’amato Palazzo delle Esposizioni a diverse mostre pubbliche e private. Un occhio di riguardo al cinema (ha sempre accompagnato Alberto Moravia nelle sue recensioni per «L’Espresso»). Le sale predilette sono Eden, Giulio Cesare e Adriano. «Andavo anche al Metropolitan fino a quando non l’hanno chiuso. Una vergogna che in via del Corso, davanti al suo ingresso, ci sia una sorta di dormitorio di mendicanti. Ma sento dire che lo rimetteranno in funzione, però non a vocazione culturale».

Una fiorentina trapiantata nella Capitale trova però anche validi motivi per amare Roma. «È ancora una città bellissima. Impossibile rovinarla anche per i novelli Nerone che le danno fuoco. Poche sere fa, nell’ambito del Festival delle letterature, ho fatto una lettura di poesie allo Stadio Palatino, aperto al pubblico per l’occasione. Che dire? Una vera grande bellezza. Bisogna fare in modo che quel luogo sia visitabile sempre, non solo in occasione di una manifestazione estiva che dura poche serate. Sarà davvero una scoperta». Come invece è una conferma di quanto letto e conosciuto di lei conversare con la grande scrittrice.

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22 agosto 2022 (modifica il 22 agosto 2022 | 07:39)

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, 2022-08-22 05:43:00, La grande scrittrice racconta i caffè a piazza del Popolo «con Moravia, Fellini e Pasolini». Le mete culturali e lo sgomento per i roghi che comunque non possono rovinare «la grande bellezza» della città, Alberto Guarnieri

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