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Così la tecnica insidia il diritto. Le sfide aperte tra l’etica e il digitale

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di Mario Garofalo

Il saggio di Vittorio Emanuele Falsitta: dagli algoritmi ai social network, il ruolo della politica

Poniamo il caso che un giudice debba occuparsi di un ologramma, o meglio di una sua parte. C’è un signore che ne rivendica la proprietà, un altro signore che si oppone, dice che è sua. Come fa il magistrato a individuarne l’inizio e la fine e a scoprire chi ha ragione? Si trova a decidere di un’entità digitale, non potrà seguire soltanto l’ordinamento giuridico: dovrà affidarsi alle regole della tecnica. Ed ecco che queste ultime trovano una fenditura, una crepa per insinuarsi tra le leggi dello Stato. Nella società digitale, nello «sciame» in cui siamo immersi secondo il filosofo sudcoreano Byung-chul Han — tra opere d’arte che diventano Nft e algoritmi che decidono vacanze, lavoro e perfino sentimenti — è inevitabile che la tecnica rischi di prendere il sopravvento rendendo il diritto simile a quegli animali impagliati appesi come trofei alle pareti. Perciò Vittorio Emanuele Falsitta intitola il suo saggio

Tassidermia giuridica e Reincarnazione – Riflessioni su tecnica, ordinamento giuridico, fisco
(Giuffrè, pagine 165, euro 24) e attira l’attenzione del lettore sulla «lenta erosione» in atto del nostro apparato normativo e sul fatto che i legislatori non sembrano ancora capaci di far valere principi etici e politici, sopraffatti come sono dall’onnipresenza degli informatici.

Le «norme tecniche»

Falsitta, che è docente, tributarista, ex parlamentare, ma anche appassionato studioso di queste tematiche, parte dalla profezia di Emanuele Severino e verifica come essa si stia realizzando nel diritto: la tecnica, che nutre il capitalismo, assume una posizione di dominio proprio a partire dalle fenditure di quelle regole che definiscono le caratteristiche di prodotti, sistemi, processi e che sono chiamate appunto, nel diritto, «norme tecniche». È avvenuto ad esempio nel campo dell’assistenza sanitaria, dove i moduli del consenso informato vengono riempiti di descrizioni minute per raggiungere la massima prevedibilità del fatto ma raggiungono il risultato paradossale di svuotare il concetto stesso di consenso: quanti pazienti saranno in grado di comprendere tutto quello che c’è scritto e di firmare in modo veramente consapevole?

I motori di ricerca artificiali

Il problema più pressante riguarda il digitale. L’Unione europea ha approvato una bozza di regolamento per rendere più sicuri, trasparenti, etici e imparziali i sistemi di intelligenza artificiale, dai motori di ricerca ai social network, ma secondo Falsitta non riuscirà a ottenere il suo obiettivo, perché ha mancato di senso pratico: «Esercitare il controllo sulla programmazione dell’algoritmo imponendo l’osservanza di un codice morale è un agire incerto perché il programmatore, i controllori del programmatore, i redattori del codice e quindi gli elaboratori dei principi morali non possono essere che tecnici e quindi esprimere un pensiero già contaminato». Quello che servirebbe per buttare giù dal piedistallo la norma tecnica sarebbe un legislatore libero dai condizionamenti e ancora capace di svolgere la sua indispensabile mediazione discrezionale tra istanze sociali, etiche, culturali. Nella stesura dei testi, spiega Falsitta, il problema si potrebbe risolvere ricorrendo a meccanismi di «inversione dell’onere della prova» e a norme «aperte», capaci di adattarsi alla realtà in continuo mutamento grazie all’affermazione di principi generali. Ma la rivoluzione digitale pone la politica di fronte a domande urgenti: dove finirà il principio di uguaglianza? Quale criterio governerà l’accesso all’opportunità offerte dalla scienza? Questi interrogativi rischieranno di non avere risposte, secondo Falsitta, se non si fermerà la corsa della tecnica verso il dominio del diritto.

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 23:29)

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, 2022-03-19 22:31:00, Il saggio di Vittorio Emanuele Falsitta: dagli algoritmi ai social network, il ruolo della politica , Mario Garofalo

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