Da Orizzontescuola.it: Compiti a casa equivalgono a risultati migliori? Norme sui compiti, il decalogo di Maurizio Parodi e i motivi per non assegnarli Antonio Fundarò

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A ogni sospensione dell’attività didattica torna forte il dibattito, più che giusto, circa la necessità di una regolamentazione dell’uso indiscriminato dei compiti durante la sospensione delle attività didattiche per gli alunni e non certo per i docenti che, ricordiamolo, sono comunque  e sempre in servizio potendo, a ragion del vero, essere richiamati a scuola per delle urgenze o, come capita in alcuni istituti, per degli open-day maggiormente partecipati dai genitori.

Dicevamo che si tratta di una sospensione delle attività didattiche che interessa gli alunni. Non si comprende la ragione, dunque, che sottende a centinaia di pagine lasciate in dote ai genitori (e non agli alunni) per le cosiddette esercitazioni delle vacanze.  Aldilà della dubbia valenza pedagogica e didattica, non si comprende bene come facciano, alcuni docenti, a ritenere che si possa vanificare la pausa di mezzo anno con una sconsiderata poliedricità di compiti. Narrazioni vogliono che anche nella scuola primaria siano centinaia gli esercizi assegnati per le vacanze con decine di pagine di letture varie a cui si sommano geografia, storia e scienze… Ma che sono bravi questi docenti… Penseranno loro?

Necessario e urgente regolamentare la pratica dei compiti per vacanze e fine settimana a causa del carico di lavoro domestico, sempre più soverchiante

Il Dirigente Scolastico Maurizio Parodi aveva inoltrato all’ex Ministro Marco Bussetti e al Sottosegretario Salvatore Giuliano un format di decalogo per regolamentare i compiti. Sì, l’aveva chiamato il “Regola compiti”. Scriveva il prof. Parodi “Premesso che nessuna norma impone di dare i “compiti a casa” (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di ridurli e non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze (finanche nella scuola secondaria di secondo grado), ed essendo necessaria e urgente la regolamentazione di tale pratica a causa del carico di lavoro domestico, sempre più soverchiante, imposto agli studenti italiani (dati Ocse) fin dai primi anni di scuola, persino nelle classi a tempo pieno, in ottemperanza all’art.31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”, ratificata dallo Stato italiano Il 27 maggio 1991, con Legge n.176. Si propone il seguente modello di Regolamento che i dirigenti degli Istituti comprensivi potranno sottoporre agli Organi collegiali e inserire nel Patto di corresponsabilità educativa”. Ottima premessa e ottime valutazioni.

La normativa

La C.M. n. 6 del 20.2.1964 indica che i compiti a casa sono “particolari forme di lavoro indispensabili per la formulazione dei giudizi che la scuola è tenuta ad esprimere” i quali si contemperano con “l’esigenza di dosare opportunamente il lavoro a casa”. Si legge nella C. M. 20 febbraio 1964, n. 6 con oggetto “Compiti scolastici da svolgere a casa e in classe”: “Alla formazione culturale dell’alunno concorrono sia l’azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docente e discenti, sia il ripensamento individuale realizzato con lavoro personale dell’alunno a casa. Ma di questi due momenti della preparazione culturale il primo è quello che più profondamente e durevolmente incide nello spirito dell’alunno; se esso difetta, difficilmente l’altro momento potrà consentirne un integrale recupero. (…) Costringere i giovani ad aggiungere alle quattro o cinque ore di scuola altrettante, o anche più, ore di studio individuale a casa, oltre agli eventuali riflessi dannosi sotto il profilo igienico, contribuisce a determinare una preparazione lacunosa (per le scelte inevitabili che i giovani sono indotti di volta in volta a fare, quando non possono fronteggiare l’intero sovraccarico) e precaria, per l’impossibilità di una serena e approfondita maturazione delle conoscenze. (…) L’esigenza di dosare opportunamente il lavoro scolastico non concerne soltanto i compiti da eseguire a casa, ma anche quelli da eseguire in classe, allo svolgimento dei quali un malinteso rispetto degli orari prestabiliti induce talvolta il docente a non attribuire il tempo necessario. Tali compiti sono in effetti particolari forme di lavoro individuale indispensabili per la formulazione di quei giudizi, che la scuola deve pur esprimere.

La C.M. n. 431 del 30.10.1965 la quale precisa che “Un sovraccarico degli impegni di studio nuoce alla salute dei giovani” e che l’assegnazione dei compiti a casa deve tener conto della “necessità di contemperare le varie e non sempre concordi esigenze delle famiglie”. Si legge, invece, nella C.M. 30 ottobre 1965, n. 431 che “Un sovraccarico degli impegni di studio o la concentrazione di essi in alcuni giorni nuoce alla salute dei giovani, sia al processo di maturazione culturale, che non può essere costretto in schemi innaturali. Peraltro, non si ritiene ora possibile fornire più particolari indicazioni o imporre drastici divieti, senza interferire indebitamente nella responsabilità che è deferita agli insegnanti di sviluppare i programmi e di formare convenientemente i loro alunni. Prescrizioni drastiche in materia sarebbero, d’altra parte, inopportune in rapporto alla varietà di condizioni in cui si compie l’insegnamento e alla necessità di contemperare le varie e non sempre concordi esigenze delle famiglie”.

La C.M. n. 177 del 15.5.1969 indica che “va considerato che nelle giornate festive moltissime famiglie italiane trovano l’unica occasione di un incontro dei propri membri”. Tale nota ministeriale, tutt’ora vigente, dispone che «Agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo». Allegata a fine articolo.

Il prof. Parodi e il decalogo

Ecco il Regola Compiti così strutturato:

  • I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.
  • I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti affinché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.
  • Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto – il docente non può sapere come e da chi siano svolti.
  • I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.
  • I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile.
  • La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere acquisita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.
  • Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.
  • I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero che superi: – 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria – 20 minuti nelle classi seconda e terza – 30 minuti nelle classi quarta e quinta – 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado – 50 minuti nelle classi seconde – 60 minuti nelle classi terze.
  • Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni – agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto al riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti.
  • Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell’anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.

Motivi per cui non bisognerebbe assegnare i compiti durante le vacanze

Sono molti gli studenti e altrettanto i genitori che concordano sul fatto che i compiti durante le vacanze sono da considerare una vera e propria forma di punizione, crudele e insolita. Al ritorno dalle vacanze (sospensione didattica per gli alunni) natalizie-invernali, probabilmente ci saranno alunni che non hanno studiato perché hanno avuto l’influenza, altri perché i genitori sono stati mali o perché hanno deciso, con la famiglia, semplicemente di fare un meritato viaggio insieme (come dovrebbero fare in molti: vivere la famiglia nella totale interezza, e con gli intimi anche gli amici e i parenti prossimi). Ma probabilmente pochi sanno (e molti rimarranno sorpresi nell’apprenderlo) che alcune ricerche hanno definitivamente sentenziato (in maniera inappellabile) che troppi compiti possono essere una cosa negativa. In alcuni distretti degli USA, ad esempio, è stata ridotta e in moltissimi casi annullata la quantità di compiti a casa; ciò nel sacrosanto nel tentativo di riconsiderare l’importanza dello sviluppo sociale dei bambini. La  National Education Association degli Stati Uniti  raccomanda non più di dieci minuti (di compiti) per livello scolastico, a giorno. Per non parlare della Finlandia, nazione nella quale i compiti sono stati totalmente aboliti. Nel corso dei decenni i compiti a casa sono caduti in disgrazia nel Paese con maggior risultati della politica dell’Istruzione. Con il crescente sovraccarico di informazioni, di programmi di attività fittissimi (moltissimi extracurriculari e pomeridiani) e di una preoccupante obesità infantile, non c’è da meravigliarsi che molti docenti (quelli più sensibili)  stiano riconsiderando la loro posizione sui compiti. I motivi per cui non bisognerebbe assegnare i compiti durante le vacanze sono molteplici.

Più compiti a casa non equivalgono necessariamente a risultati migliori

Sì, troppi compiti possono effettivamente essere una brutta cosa. Uno studio che ha esaminato 150 studi ha rilevato un legame debole tra rendimento e compiti assegnati per casa a livello di scuola Primari e solo un beneficio moderato a livello di scuola media. Purtroppo, sono parecchi gli insegnanti non ricevono una formazione specifica sui compiti a casa e moltissimi quelli che riempiono di valanghe di compiti gli alunni, anche quelli della Primaria (pazzesco, davvero).

Gli studenti imparano continuamente nel XXI secolo

Secondo un recente articolo comparso su MindShift i compiti tradizionali diventeranno obsoleti nel prossimo decennio. Grazie ai computer, l’apprendimento avviene 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Con l’accesso a programmi software, connessioni in tutto il mondo e siti Web di apprendimento l’apprendimento avviene in ogni momento. Compiti a casa, dunque? Sufficiente lasciarsi travolgere dalle informazioni, durante le pause didattiche.

I paesi che assegnano più compiti non ottengono risultati migliori di quelli che ne assegnano meno

In tutto il mondo, i paesi che assegnano più compiti non vedono di ottenere risultati migliori. Uno  studio recente della Stanford University ha rilevato che in Stati come Giappone, Danimarca e Repubblica Ceca vengono assegnati pochi compiti e gli studenti hanno risultati migliori rispetto agli studenti di Stati con grandi quantità di compiti come Grecia, Italia, Tailandia e Iran. La Finlandia, paese leader nei test internazionali, limita i compiti delle scuole superiori a mezz’ora per sera.

Non assegnare lavori impegnativi durante le festività

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che il lavoro intenso fa poco per aumentare l’apprendimento. È meglio non assegnare intere pagine di compiti se questi non contribuiscono in alcun modo all’apprendimento degli studenti. Ancora, non vuoi perdere tempo prezioso valutando documenti privi di significato. Preziosi studi sia britannici che statunitensi dimostrano che molti compiti a casa possono effettivamente peggiorare i risultati. Assegnare una quantità eccessiva di compiti a casa può avere risultati non proprio positivi. Per dare un esempio concreto, uno  studio ha rilevato che i risultati nella lettura diminuivano quando agli studenti venivano assegnati troppi compiti a casa. Ciò non accade, invece, quando vengono assegnati compiti  interessanti come  la lettura del romanzo di Harry Potter. Tali letture hanno prodotto risultati di lettura più elevati.

Gli studenti potrebbero imparare di più osservando il mondo reale

L’apprendimento non riguarda solo attività con carta e matita. Gli insegnanti dovrebbero anche ispirare gli studenti a cercare modi per imparare dalle esperienze del mondo reale.

I bambini hanno bisogno di riposo

Tutti hanno bisogno di una pausa mentale e le vacanze sono il momento migliore per gli studenti per giocare e prendersi una pausa dalla scuola. Torneranno a scuola sentendosi rigenerati, fortificati, scattanti.

Non bisogna assegnare compiti a casa; piuttosto si suggerisce la lettura finalizzata al divertimento

Ci sono storie e libri fantastici che , semmai, è possibile consigliare a genitori e studenti. Si potrebbe iniziare, in classe, leggendo il primo capitolo. Ciò li lascerà incuriositi. Ad esempio, puoi leggere il primo capitolo in classe, prima di iniziare le vacanze, e lasciare liberi gli alunni (incuriositi, speriamo) di definirlo.

Il tempo trascorso in famiglia è più importante durante le vacanze

Dare meno compiti agli alunni (per le vacanze) rende più facile per le famiglie trascorrere del tempo insieme. Studi mostrano che il tempo trascorso in famiglia è estremamente importante per i risultati e il comportamento

I compiti a casa potrebbero ostacolare i viaggi fonte di apprendimento continuo

Molti alunni impiegano la pausa didattica destinandola al viaggio, anche di breve durata. Il periodo delle vacanze è il periodo dell’anno in cui molte famiglie si riconnettono con familiari lontani o viaggiano. È necessario lasciare che gli studenti vivano pienamente i loro viaggi.

I bambini hanno bisogno di tempo per essere bambini

Un importante articolo pubblicato su “Happy Child” dal titolo “Qual è il valore dei compiti a casa: ricerca e realtà” ricorda come i bambini hanno una grande necessità di tempo gioco non strutturato. I compiti a casa possono avere un’influenza negativa sulle prime esperienze di apprendimento. Sarebbe, invece, molto più utile e proficuo consigliare agli studenti di sfruttare le vacanze per svolgere attività fisica, di giocare all’aperto o di praticare uno sport.

Molti genitori e studenti non amano i compiti delle vacanze

Ciascuno vorrebbe che i genitori partecipassero con più entusiasmo alla vita della scuola e a quella della classe. Assegnare i compiti per le vacanze è, però, inutile ribadirlo, impopolare tra i genitori. I compiti intaccano l’unico periodo dell’anno in cui è possibile dedicare ai figli la massima attenzione. Perché non realizzare un sondaggio per vedere se i genitori sono d’accordo con l’idea? Proviamoci, da subito.  Sarebbe utile verificarlo subito.

Circolare Ministeriale 14 maggio 1969, n. 177, Prot. n. 4600

Oggetto: Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa
Con circ. 20 febbraio 1964, n. 62, avente per oggetto: “Compiti scolastici da svolgere a casa e in classe”, venne richiamata l’attenzione dei Capi d’istituto e degli insegnanti sulla necessità di non sottoporre gli alunni ad  un carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa

Circolare Ministeriale 14 maggio 1969, n. 177 Prot. n. 4600 Oggetto: Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa Con circ. 20 febbraio 1964, n. 62, avente per oggetto: “Compiti scolastici da svolgere a casa e in classe”, venne richiamata l’attenzione dei Capi d’istituto e degli insegnanti sulla necessità di non sottoporre gli alunni ad un carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa.

In quella occasione, fu posto in evidenza che alla formazione culturale dell’alunno concorre non soltanto “l’azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docenti e discenti”, ma anche “il ripensamento individuale realizzato con il lavoro personale dell’alunno a casa”. La ricerca da parte dei giovani di nuove conquiste, di nuovi ideali, in uno sforzo continuo di superamento di sistemi e di schemi di vita non più aderenti alle esigenze sempre nuove e mutevoli della odierna società, una sempre più approfondita valutazione dell’importanza dei problemi del tempo libero, l’incidenza sempre più viva ed efficace sui giovani delle manifestazioni collaterali non proprie della scuola ma pur sempre riconducibili alle sue finalità e alla sua azione educativa, quali le attività sportive, ricreative e artistiche, inducono a considerare da un angolo visuale più ampio tutti i fattori e le componenti che concorrono, insieme e ad integrazione della tradizionale preparazione culturale dei giovani ai fini meramente scolastici, alla crescita e al completamento della personalità in vista dei successivi traguardi che la vita porrà dinanzi a ciascuno di essi.

Anche la consapevolezza e la comprensione al di fuori dell’ambito dell’attività prettamente scolastica di alcuni aspetti della dinamica della vita del nostro paese, quali la sua affermazione nel contesto del mondo civile, il suo progresso economico, lo sviluppo delle istituzioni democratiche, la partecipazione attiva a tutte le manifestazioni volte ad esaltare nelle coscienze gli ideali della democrazia, della libertà, della patria, della famiglia, postulando in maniera non meno sentita l’esigenza di nuove aperture in tema di processo formativo dei giovani. In questa prospettiva acquista particolare rilievo l’interessamento e la partecipazione dei giovani alla pratica degli sport (nuoto, sci, tennis, calcio, ecc.), specie se promananti dalla scuola medesima o da istituzioni aventi fini educativi, alle manifestazioni artistiche (concerti, teatro, mostre dibattiti, ecc.), alla visita dei monumenti, dei musei, delle gallerie, attività tutte che quasi sempre si svolgono nelle giornate domenicali e in altri giorni festivi. Si risolverebbero, tuttavia, in una vuota affermazione di principio la individuazione e la valorizzazione di un tale interessamento dei giovani alle anzidette manifestazioni, se la scuola non si preoccupasse di porre gli alunni nella condizione di poterne effettivamente fruire.

Nell’impegno di garantire agli alunni ogni possibilità e ogni componente di sviluppo della loro personalità, la scuola non può non preoccuparsi di rendere praticamente possibile questa più ampia e varia forma extrascolastica di arricchimento culturale e formativo. Inoltre, va considerato che nelle giornate festive e, in genere, anche nel pomeriggio del sabato, moltissime famiglie italiane, in cui entrambi i genitori svolgono un’attività lavorativa, trovano l’unica occasione di un incontro dei propri membri – innanzi tutto genitori e figli – più disteso nel tempo e, quando possibile, in ambiente diverso da quello dell’abituale dimora cittadina, più sereno nel riposo dal lavoro, di un incontro nel quale trovano alimento il rafforzarsi dei rapporti affettivi, lo scambio delle esperienze, il confronto dei comportamenti tra giovani e adulti; in una parola, si ricompone l’unità della famiglia, e questa attua la pienezza della sua essenza di primo e fondamentale nucleo sociale e della sua primaria funzione educativa.

In considerazione del duplice ordine di esigenze finora prospettate, questo Ministero è venuto nella determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, almeno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno.

Si potrà del pari far luogo ad interrogazioni quando ciò sia richiesto dallo stesso interesse degli alunni, in vista di scrutini o di esami imminenti, ad esempio per poter riparare in caso di precedenti valutazioni sfavorevoli. Si pregano le SS.VV. di comunicare la presente ai Capi d’istituto, agli Ispettori scolastici, ai Direttori didattici, agli insegnanti delle scuole elementari e secondarie. Si confida che il personale docente coglierà appieno il senso delle disposizioni impartite, le quali, lungi da tendere ad una attenuazione dell’attività scolastica, si propongono di dare possibilità di maggiore impegno agli alunni nei giorni feriali e di rendere più completa e integrata l’azione educativa della scuola con gli apporti dell’azione formativa della comunità familiare e dei contatti che questa può favorire in sede extrascolastica con il mondo della natura, dell’arte, dello sport e con le libere attività di gruppi giovanili organizzati.

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Compiti a casa equivalgono a risultati migliori? Norme sui compiti, il decalogo di Maurizio Parodi e i motivi per non assegnarli

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