Come risolvere il precariato e la carenza di docenti: stop ai concorsi a cattedra. Selezionati dai Dirigenti, valutati e formati con due anni di formazione

L’idea è stata avanzata dal dirigente Paolo Fasce in un articolo pubblicato dal quotidiano “ilSecoloXIX”. Nell’articolo si sostiene che il metodo delle graduatorie e dei concorsi è un metodo fallimentare e che bisogna trovare altrove delle soluzioni, rischiando di lasciare la scuola senza insegnanti.

La professione dell’insegnante è spesso associata a vocazioni nobili e passione per la crescita delle giovani menti. Tuttavia, il sistema di assunzione degli insegnanti è spesso un labirinto burocratico che mette a dura prova la pazienza e la determinazione di chi desidera dedicarsi all’insegnamento. 

Secondo l’idea del Dirigente, il sistema delle graduatorie e dei concorsi stagionali sembra avere molti punti deboli. Non solo crea un notevole carico di lavoro per l’amministrazione scolastica, ma spesso fallisce nel riconoscere il vero potenziale dei candidati. La selezione basata principalmente sui contenuti e la valutazione di docenti da parte di commissari non sempre aggiornati possono portare a scelte poco adeguate per la sfida complessa dell’educazione di oggi.

Per porre fine a questo circolo vizioso, per Fasce, è tempo di considerare un nuovo paradigma: “La Stazione di Concorso”. Invece di sottoporre gli insegnanti a un’esperienza di precariato senza fine, le scuole dovrebbero diventare i centri di valutazione principali. I dirigenti scolastici, coadiuvati da tutor esperti, dovrebbero svolgere un ruolo cruciale nella selezione dei docenti. Questo permetterebbe di identificare davvero le vocazioni, le competenze pedagogiche e la capacità di relazionarsi con gli studenti, aspetti fondamentali per il successo dell’insegnamento.

Nel nuovo paradigma, il primo anno di insegnamento potrebbe essere visto come un periodo di “precariato promettente”. Durante questo periodo, i docenti selezionati parteciperebbero a un programma di formazione continua intensiva, che coinvolge sia le scuole che le università. La sinergia tra queste istituzioni potrebbe portare a una crescita professionale significativa, consentendo ai docenti di affinare le loro competenze didattiche e migliorare le loro conoscenze nel campo della pedagogia.

Al termine del primo anno di “precariato promettente” e del biennio di formazione, i docenti verrebbero valutati da una commissione composta sia da membri scolastici che universitari. Questa valutazione sarebbe impegnativa e oggettiva, e solo coloro che dimostrano un’eccellente preparazione pedagogica e una vera passione per l’insegnamento otterrebbero un contratto a tempo indeterminato.

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