Boyle: «Vi racconto  la rivolta dei Sex Pistols»

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di Francesca Scorcucchi

Il regista di «Trainspotting» e la serie sulla band pioniera del punk basata sul memoir del chitarrista Steve Jones. Su Disney+, dall’ 8 settembre, per sei puntate

Danny Boyle ha costruito il suo successo sul quel racconto un po’ edulcorato della gioventù bruciata anni’90, uso e abuso di eroina compresi, che fu «Trainspotting». Già, era il 1996: oggi compie un’operazione simile con una mini-serie in sei puntate che racconta la formazione e i pochissimi anni di vita dei Sex Pistols, i punk inglesi che rivoluzionarono la scena musicale londinese tra gli anni ‘70 e ‘80.

Su Disney +, dall’8 settembre «Pistol», al singolare, è basato su «Lonely boy», memoir del chitarrista Steve Jones. Boyle, che è anche produttore esecutivo del progetto e ha diretto tutti gli episodi scritti da Craig Pearce, spiega che quei ragazzi furono in grado di scuotere il potere costituito con canzoni come «God Save the Queen», censurata dalle radio britanniche perché considerata un vero e proprio attacco alla monarchia.

«Quella cultura, quella musica e persino la loro moda furono, ai tempi, più importanti della politica». Il regista di Manchester gioca sulla contrapposizione tra loro e la generazione precedente, la cui strada era segnata e consisteva nel nascere, crescere e andare a lavorare nella fabbrica dove lavorava il padre. «Eri giovane e già vecchio allo stesso tempo», continua Boyle. È a quel destino che si ribellarono Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook e Glen Matlock poi sostituito da Sid Vicious (nella serie sono Anson Boon, Toby Wallace Jacob Slater, Christian Le Howes e Louis Partridge). «Quei ragazzi cambiarono la prospettiva».

Il racconto parte dalla frequentazione della boutique SEX, specializzata in quella «anti-moda», magliette tagliate, pantaloni di pelle e accessori fetish, che poi si sarebbe diffusa fra i fan dei Pistols. Il negozio era di Malcolm McLaren (Thomas Brodie-Sangster) e Vivienne Westwood (Talulah Riley). McLaren divenne il manager della band che, dopo vari nomi (prima The Strand, poi The Swankers) e vari avvicendamenti, finì per diventare famosa come i Sex Pistols.

La vita del gruppo fu breve, tre anni di passione, controversie, censure, liti, vite al limite e fatti tragici, come la morte in circostanze sospette della ragazza di Sid Vicious, Nancy Spungen. Uno degli episodi infatti si intitola «Nancy and Sid», in contrapposizione con il film del 1986 con Gary Oldman, «Sid and Nancy». Sid sarebbe morto per overdose di eroina poco tempo dopo.

«Una delle frasi celebri di McLaren, agli inizi della band fu: stanno andando benissimo, già si odiano», sorride Boyle. Non va meglio ai giorni nostri. Steve Jones e il resto del gruppo hanno fatto causa (e l’hanno vinta) contro John Lydon (Johnny Rotten) perché quest’ultimo stava ostacolando il progetto. Lydon è arrivato ad affermare che la serie è irrispettosa. Curioso lo dica il frontman di una delle band più irrispettose di sempre.

28 agosto 2022 (modifica il 28 agosto 2022 | 20:47)

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, 2022-08-29 05:15:00, Il regista di Trainspotting e la serie sulla band punk, Francesca Scorcucchi

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