“Il ministro – spiegano fonti Pd – deve fare spazio ad un esperto di portare avanti gli aspetti tecnici perché quello che inizierà a settembre sarà un anno di emergenza per gli studenti ed è necessario che se ne occupi un esperto“
Un commissario per la ripartenza della scuola. E’ l’idea che si fa strada nel Pd. Una exit strategy per abbattere il muro che si è creato tra i dem e il ministro dell’Istruzione, Azzolina. Il ministro – spiegano fonti Pd che stanno seguendo il dossier manterrebbe la «funzione politica», lasciando spazio ad un esperto di portare avanti gli aspetti tecnici perché «quello che inizierà a settembre sarà un anno di emergenza per gli studenti ed è necessario che se ne occupi un esperto». La figura individuata dal partito del Nazareno è quella di Patrizio Bianchi, capo della task force per la programmazione della riapertura delle scuole. Ha un mandato firmato a titolo gratuito il 23 aprile e la data di scadenza del 31 luglio. In realtà non ha alcuna intenzione di andare oltre, risponde al dicastero e non vuole addentrarsi nella querelle politica sorta nella maggioranza.
IL REPORT
A breve avrebbe dovuto presentarlo molto più avanti metterà sul tavolo un report sulle linee guida per le famiglie italiane che contemplerà l’esigenza dell’autonomia didattica all’interno del sistema educativo nazionale. «Occorre intervenire subito anche in una prospettiva strategica di ampio respiro», si limita ad osservare.
Ma la proposta di puntare su un commissario la dice lunga sulle tensioni interne ai rosso-gialli. Ieri il gruppo dem è tornato a riunirsi. Per chiedere che il responsabile dell’Istruzione accolga gli emendamenti del Pd sul decreto legge. Il primo a firma Marcucci-De Petris-Verducci «in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente nella scuola secondaria», prevede non ventiquattromila assunzioni ma quarantamila. Il secondo sui concorsi per titoli. Il terzo, sempre sullo stesso tema: «La valutazione delle istanze per la costituzione delle graduatorie è effettuata dalle istituzioni scolastiche della provincia di riferimento, ferma restando l’adozione di dette graduatorie da parte dell’ufficio scolastico provinciale competente. La presentazione delle istanze, la loro valutazione e la definizione delle graduatorie avvengono con procedura informatizzata che preveda la creazione di una banca dati a sistema».
Oltre all’intenzione di venire incontro alle richieste dei 72 mila precari presenti nella scuola, i dem sono contrari al quiz per i concorsi. E’ questo il principale terreno di contrasto. Ieri D’Incà e Azzolina hanno incontrato i senatori di M5s, Pd e Leu. Ma le posizioni sono rimaste distanti. Tanto è vero che la Commissione che avrebbe dovuto cominciare a votare gli emendamenti al dl è stata frenata dal mancato accordo. E la fiducia che avrebbe dovuto essere votata in settimana al Senato slitterà. Il ministro Azzolina ha spiegato di essere aperto al dialogo e stanno mediando i sottosegretari Castaldi per M5s e Malpezzi per il Pd.
Per i pentastellati il piano B è quello di procedere ai concorsi in programma e poi di intervenire se a settembre saranno necessari ulteriori innesti. Il punto di caduta non soddisfa il Pd e neanche Iv che tra l’altro insisteva sulla riapertura delle scuole subito. La partita comunque va avanti tra sospetti. «Vogliono bloccare il dl, si tratta di una pratica clientelare», accusa un big M5s. Tuttavia proprio tra i pentastellati si sottolinea la necessità di trovare un compromesso perché il rischio è che una parte del Pd si sottragga al voto finale. «Bonafede è capo delegazione, la Azzolina non lo è. Non vorremo che ci fosse un nuovo caso Toninelli», spiega una fonte grillina che punta al confronto.
Emilio Pucci su “Il Messaggero”