Atac, 20 anni di sprechi e favori indagati 37 ex manager: bancarotta

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di Fulvio Fiano

La procura, dopo la corte dei Conti, passa al setaccio le condotte dei dirigenti che si sono succeduti fino a portare l’azienda municipalizzata dei trasporti sull’orlo del fallimento

La scintilla, forse tardiva, era partita dalla stessa Atac che, sottoposta alla procedura di concordato, aveva dato il via a una ricognizione sugli sprechi e sulla cattiva, in qualche caso pessima, gestione da parte dei suoi manager. Un tuffo all’indietro di vent’anni, portando a galla nella risalita errori, «disattenzioni», spese inspiegabili o quanto meno non necessarie che hanno condotto l’azienda municipalizzata dei trasporti a un passo dal fallimento. Quella stessa relazione, già esaminata nel dettaglio dalla Corte dei Conti, è finita due anni fa sul tavolo dei magistrati penali, che tirando le somme della loro investigazione hanno iscritto per bancarotta sul registro degli indagati 37 di quei manager, di ogni stagione e colore politico.

In ordine sparso: Massimo Tabacchiera, Gioacchino Gabbuti, Lorenzo Tagliavanti, Roberto Diacetti, Danilo Broggi, Carlo Tosti, Antonio Cassano e via dicendo. Nelle contestazioni del pm Alessia Miele viene ripercorsa, ognuno per la propria fetta di responsabilità, la storia dell’azienda il cui nome è diventato sinonimo in tutta Italia delle inefficienze della capitale, fino a produrre il gran disastro del miliardo e 300 milioni di debiti tale da aggrapparsi al concordato come unica possibilità di sopravvivenza.

Gli esempi partono dall’epoca Veltroni fino all’ultima consiliatura. Premi erogati con l’azienda già in crisi, i passeggeri in calo e le corse sempre più ridotte e saltuarie; contratti per la manutenzione e la fornitura di pneumatici rivelatisi fuori mercato o quanto meno inadeguati sul piano dell’efficienza per tenere in strada i mezzi; gestione del patrimonio (depositi inclusi) non in grado di dare solidità all’azienda; consulenze esterne e ipertrofia della struttura dirigenziale a fronte di bus che vanno a fuoco; carene che perdono i pezzi nelle buche; passeggeri stipati senza aria condizionata o costretti al gelo da finestrini che non si chiudono. Per non parlare delle scale mobili nelle stazioni della metro chiuse per mesi o dei vagoni delle linee sotterranee indegni di una grande capitale europea. Inefficienze causate dagli sprechi a loro volta figli dell’inefficienza (o incapacità) in un gioco a perdere sempre più avvitato su se stesso, tra contratti di servizio disattesi e conti insanabili anche per l’emorragia continua di passeggeri, corse, mezzi (guasti meccanici o incendi, poco cambia da questo punto di vista) e credibilità.

Il dossier affidato dalla Procura all’esame della Guardia di finanza include tutte le operazioni in perdita di Atac.Un calcolo sull’ammontare della bancarotta complessiva non è ancora stato stilato e all’interno di questo andranno ovviamente valutate caso per caso le singole posizioni. Spetterà poi a un giudice valutare se operazioni in apparenza sballate fossero in realtà scelte quasi obbligate per lo stato di estrema difficoltà gestionale ed economica in cui si trova da ormai un ventennio la municipalizzata.

E d’altronde già i commissari nominati per il concordato, nella relazione depositata al Tribunale fallimentare, hanno sollecitato nell’ottica di possibili cause risarcitorie a beneficio dell’azienda «a riesaminare tutte le vicende oggetto di segnalazione alla Corte dei Conti alle quali non è ancora seguita la formale apertura del giudizio contabile di responsabilità. Sembra opportuno — hanno scritto — rileggere in termini di responsabilità civile e non più in termini di responsabilità erariale queste fattispecie».

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8 maggio 2022 (modifica il 8 maggio 2022 | 08:24)

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, 2022-05-08 11:44:00, La procura, dopo la corte dei Conti, passa al setaccio le condotte dei dirigenti che si sono succeduti fino a portare l’azienda municipalizzata dei trasporti sull’orlo del fallimento, Fulvio Fiano

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