Anziana uccisa a Melzo: fermata la figlia. L’ha soffocata e poi fatta a pezzi con una sega

di Pierpaolo Lio

La 58enne aveva mentito alla sorella, dicendole che l’anziana era ricoverata in una Rsa. Avrebbe ucciso la madre tra fine marzo e i primi di aprile, per asfissia, adagiandola nella vasca e sigillandola con cellophane e nastro adesivo

Omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere. Sono queste le accuse per cui durante la notte è stata fermata Rosa Fabbiano, la figlia 58enne di Lucia Cipriano, la pensionata classe 1938, trovata giovedì mattina fatta a pezzi nella sua vasca da bagno. Rosa, la maggiore, era l’unica delle tre figlie dell’anziana ad accudire la madre, che aveva problemi di demenza senile e di mobilità, e ad avere le chiavi della sua casa. Per un periodo era stata assunta una badante, che però aveva rinunciato all’incarico per i problemi caratteriali della pensionata.

Secondo gli investigatori, la pensionata sarebbe morta per asfissia: la figlia l’avrebbe adagiata nella vasca da bagno e coperta con un telo di cellophane sigillato con il nastro adesivo, approfittando del fatto che la vittima non avesse la forza di opporsi.

L’omicidio potrebbe essere avvenuto tra fine marzo e i primi di aprile. A metà del mese scorso, infatti, una vicina aveva sentito puzza di bruciato e visto del fumo uscire dalla finestra della signora: ieri in casa i carabinieri hanno ritrovato i vestiti della pensionata parzialmente bruciati. Per tentare di coprire l’odore della decomposizione, che i vicini avevano avvertito nelle scorse settimane, il bagno era stato disseminato di profumatori e le finestre della casa lasciate aperte.

L’allarme è scattato giovedì in mattinata, quando un’altra figlia, 47enne, che vive a Trento e da oltre due mesi non riusciva a mettersi in contatto con la madre, è entrata nell’appartamento al secondo piano di via Boves, stradina residenziale di Melzo, in una palazzina a mattoncini rossi di quattro piani dove sono arrivati anche i carabinieri. Il corpo dell’anziana era nella vasca da bagno, fatto a pezzi con una sega poi trovata in casa.

Da subito le indagini si sono concentrate sull’ambito familiare. Nell’arco della giornata, tutte e tre le figlie sono state interrogate dal pm Elisa Calandrucci, titolare del caso con l’aggiunto Laura Pedio, come persone informate sui fatti, per ricostruire gli ultimi momenti in vita della 83enne, e i sospetti si sono incentrati su Rosa, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il provvedimento è scattato già nella notte.

È emerso che Rosa Fabbiano, operaia in un maglificio e residente a Mediglia con la famiglia, aveva mentito alla sorella minore, dicendole di che la mamma era ricoverata in una Rsa. La 47enne, non convinta, ha deciso di verificare di persona. Arrivata nell’appartamento con la sorella maggiore, si è accorta di qualcosa di strano: ha visto tutte le finestre aperte e la sorella le ha impedito di andare in bagno. «Ho fatto un disastro, portami dai carabinieri», le ha detto.

Mentre si trovava in auto con la sorella in direzione della stazione dei carabinieri, Rosa Fabbiano avrebbe iniziato a urlare e tentato di lanciarsi dalla macchina. La sorella è riuscita ad accostare ed è a quel punto che la 58enne è scappata nei campi. Sono poi intervenuti i militari dell’Arma della compagnia di Pioltello, allertati dalla sorella, che l’hanno rintracciata e bloccata. Da quel momento Rosa Fabbiano non ha più proferito parola. La donna si trova ora nel carcere di San Vittore. Da chiarire ancora il movente che l’avrebbe spinta a uccidere la madre. I carabinieri stanno controllando i conti correnti dell’anziana, che versava in modeste condizioni economiche, e forse uccisa per il carico eccessivo che comportava il suo accudimento per la 58enne, che doveva prendersi cura anche del marito disabile, da cui ha due figli.

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27 maggio 2022 (modifica il 27 maggio 2022 | 14:30)

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, 2022-05-27 12:15:00, La 58enne aveva mentito alla sorella, dicendole che l’anziana era ricoverata in una Rsa. Avrebbe ucciso la madre tra fine marzo e i primi di aprile, per asfissia, adagiandola nella vasca e sigillandola con cellophane e nastro adesivo, Pierpaolo Lio

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