Anbi lancia l’allarme: non c’è acqua, rischio razionamento per il potabile

laghi e fiumi

di Alessia Conzonato02 giu 2022

Il fiume Brenta, in Veneto

La quasi assenza di precipitazioni sta diventando preoccupante e l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche lancia l’allarme. Sono diverse le regioni in Italia che stanno affrontando situazioni di grande criticità. «Se la perdurante condizione di siccità a Nord, ha permesso di concordare azioni di contrasto alle criticità idriche, il repentino precipitare della situazione in Centro Italia obbliga ad interventi d’emergenza», ha detto Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

Nord e Centro Italia

La Lombardia è vicina allo stato di crisi idrica e il Lazio è in difficoltà nel razionamento di acqua potabile: calano significativamente i livelli dei fiumi Tevere e Liri e il volume dei laghi di Bracciano e di Nemi. Sui Colli Albani, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 ha chiesto alla regione un incremento di prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) rischia di aggravarsi. Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l’Arno ha una portata pari al 27% della media e l’Ombrone è in grande sofferenza, trasportando solo 1,56 metri cubi al secondo. In Abruzzo nei mesi scorsi, a causa della scarsa pioggia, sono stati toccati livelli di deficit superiori al 90% (ad esempio a Penne con -93,3%). Nelle Marche, invece, nonostante le piogge che sono cadute con diverse intensità di zona in zona, i fiumi stanno subendo un’improvvisa discesa dei volumi idrici trattenuti nei bacini.

Al Sud Italia

Partendo dalla Campania, il fiume Garigliano rimane sui livelli più bassi in anni recenti e sono in calo i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza: il rischio siccità resta presente. Basilicata e e Puglia, complici le alte temperature, registrano una vistosa decrescita nei volumi trattenuti dai fiumi, calati rispettivamente di oltre 7 milioni e di quasi 8 milioni di metri cubi. La diga S. Anna di Isola Capo Rizzuto, in Calabria oggi trattiene 5,98 milioni di metri cubi, contro una media pari a Mmc. 11,23 negli scorsi sei anni. In Sardegna, dove sono previste temperature fino a 40 gradi, nei giorni scorsi è piovuto abbondantemente solo nell’estremo Sud (una cinquantina di millimetri), mentre al Centro-Nord dell’Isola sta aggravandosi la scarsità di risorsa idrica. «Bisogna contrastare l’aggravarsi della situazione – sollecita Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –, ma poi, al più presto, bisognerà dare il via agli interventi infrastrutturali, già finanziati ed in avanzato iter procedurale, capaci di aumentare la resilienza dei territori. Al contempo servono decisioni politiche per avviare nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua di un Paese».

La portata dei bacini

In calo è il livello dei grandi bacini del Nord (solo il Lario è stabile) con il Lago Maggiore, che è prossimo a sfiorare nuovamente il minimo storico dal 1946. Diminuiscono le portate dei fiumi valdostani e del Po, che a Cremona è in condizioni di criticità rossa ed a Pontelagoscuro registra livelli pari a quelli dei giorni più difficili della siccitosissima estate 2017. I fiumi piemontesi decrescono visibilmente, ad eccezione di Pesio e Sesia. Le regioni presentano dati preoccupanti: in Lombardia le riserve idriche restano largamente deficitarie (-51,4% sulla media e -60% sul 2021), così come quelle nivali (-77% sulla media); situazione analoga in Emilia Romagna, dove piogge disomogenee hanno portato leggero ristoro agli esangui corsi d’acqua, ma non hanno impedito che il calo del bilancio idroclimatico sotto i minimi storici.

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, 2022-06-02 12:21:00, La quasi assenza di precipitazioni sta diventando preoccupante e l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche lancia l’allarme: «La perdurante siccità obbliga a interventi d’emergenza», spiega il presidente Vincenzi, Alessia Conzonato

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