I Mondiali e il maxi recupero: perché non fa bene a testa e fisico dei giocatori

di Paolo Casarin

Gli schemi mentali dei calciatori comprendono non solo «cosa fare» ma anche «quando fare» all’interno di un periodo di tempo definito. L’allungamento anomalo del recupero mette a dura prova la loro tenuta fisica e mentale

Il Mondiale è stato scosso dall’entità dei recuperi che ora inglobano anche il tempo perso per l’esultanza del gol. Iniziativa che, vista la sorpresa generale, sembra frutto di una decisione della sola Fifa. Il tempo effettivo è stato, da anni, oggetto di discussioni che si sono calmate attorno ai 55 minuti raggiunti con la scelta adottata dall’Italia (1993) e che poi si è propagata, con lo stesso risultato, in ogni Lega e Coppa europea.

Anche in questo Mondiale i primi dati segnalano un tempo effettivo di circa 56 minuti: sembra uno scalino insormontabile a prescindere dalla modalità del recupero. Vuoi il vero tempo effettivo? Cronometro in mano per misurare ogni interruzione del gioco; sono circa 100 ogni partita, proteste comprese. Circa 40 sono solo le rimesse laterali.

Ma i giocatori risentono di questi prolungamenti inattesi? La risposta di Alberto Cei, professore di psicologia dello sport all’Università di Tor Vergata e S. Raffaele di Roma, fa riflettere: «Gli attori principali delle partite sono i calciatori e in loro la certezza dell’inizio e della fine della partita determina, negli anni, la costruzione di una mentalità che gli permette di essere pronti al fischio dell’arbitro. Gli schemi mentali dei calciatori comprendono non solo “cosa fare” ma anche “quando fare” all’interno di un periodo di tempo definito di 90 minuti a cui si sommano, da molti anni, circa 5 minuti di recupero. Tutto nella vita dei calciatori viene organizzato per consentirgli di esprimersi al meglio in questo periodo di tempo, vissuto con grande stress mentale nelle partite importanti come quelle di un Mondiale. L’allungamento anomalo del tempo di recupero mai sperimentato nei campionati, mette a dura prova la tenuta fisica e mentale delle squadre»

E ancora: «È come se un corridore allenato a correre i 5.000 scoprisse ai Mondiali che la distanza è stata allungata di 1.000 metri. Quale che sia la ragione per introdurla, si doveva concordarla con chi produce le prestazioni, i calciatori, che avrebbero dovuto avere il tempo per allenarsi a giocare con questa nuova procedura».

25 novembre 2022 (modifica il 25 novembre 2022 | 13:21)

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, 2022-11-25 12:44:00, Gli schemi mentali dei calciatori comprendono non solo «cosa fare» ma anche «quando fare» all’interno di un periodo di tempo definito. L’allungamento anomalo del recupero mette a dura prova la loro tenuta fisica e mentale, Paolo Casarin

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