Addio voti sotto il 4, sì o no? Lex Rettore: Un voto basso è una condanna, una vergogna. I presidi: Da noi si studia per non essere bocciati e non per il futuro. Ci vuole tempo

Fra i temi più caldi degli ultimi giorni c’è senza dubbio quello dello stop ai voti più bassi del 4 proposto dall’Alto Adige. Il dibattito si fa sempre più ricco di posizioni.

Secondo l’ex rettore della Libera università di Bolzano Hans Drumbl, “la proposta dell’assessore provinciale Achammer, che ora viene discussa a livello nazionale, è sensata e rappresenterebbe un miglioramento dal punto di vista pedagogico“, spiega il professore emerito.

Un voto bassissimo non è altro che una ‘condanna’ dell’alunno che viola addirittura la sua sfera personale. Si tratta – prosegue Drumbl – di una perdita di faccia, una vergogna che uccide qualsiasi voglia di riscatto e di recuperare, visto che è quasi impossibile“.

Il professore, riporta l’Ansa, ricorda che in Germania e in Austria “addirittura esiste solo un voto negativo”.

Anche Antonello Giannelli, numero uno dell’associazione nazionale presidi, partecipa al dibattito sostenendo che “calare improvvisamente un’iniziativa del genere creerebbe degli scompensi, perché da noi c’è la radicata convinzione che si debba studiare perché altrimenti si hanno dei voti negativi e si viene bocciati e non si lavora per il proprio futuro“.

“Ecco – prosegue Giannelli a 24 Mattino su Radio 24 –  dobbiamo riuscire a compiere questa transizione verso l’autorevolezza dell’insegnamento e dell’istruzione, altrimenti resteremo sempre un paese di dibattiti da stadio, chi è favorevole chi è contrario. Serve una ristrutturazione organica e serve tempo“.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha detto: “Nella mia visione di scuola ciò che conta saranno i giudizi contenuti nel portfolio che devono servire al ragazzo e alla famiglia per cogliere criticità, opportunità, potenzialità, raggiungimento di risultati, abilità etc…”

E ancora: “I voti servono solo come indicatori temporanei durante l’anno e possono essere declinati nella misura più utile allo studente e al docente. Una scuola positiva e amica considera il voto come semplice indicatore del livello raggiunto in quel momento”.

“Quello che conta è che ci sia un criterio di valutazione serio che serva a studente e docente per far capire: stai andando bene, stai andando male – spiega Valditara – Insomma il livello di preparazione e di rendimento in quel determinato momento. Per il resto attenzione a non far crescere nell’ovatta i nostri ragazzi. Se non li abituiamo ad affrontare le frustrazioni che nella vita saranno tante facciamo il loro male”.

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