A casa di Sandra Vezza tra cactus, pop art e design: «Così coltivo l’Altra Langa»

di Christian Benna

Tra Alba e Barolo una vetrina delle opere di Gufram e Memphis: dal divano Bocca ai mobili di Sottsass

«Signora, la vedrei bene a vendere foulard. Per il resto, davvero, lasci fare a chi ne sa più di lei». Il consiglio di un «amico» — fornitore è rimasto lettera morta, un ramo secco da tagliare. E la «signora», invece, ha continuato a seminare «l’Altra Langa», quella creativa, impertinente e selvaggia, quasi come fosse un angolo di Soho o Tribeca, proprio come ai tempi del pittore-farmacista Pinot Gallizio quando nel ‘56 organizzava ad Alba il «congresso internazionale degli artisti liberi». Oggi all’ingresso di Barolo è spuntata una cantina che pare uscita da una galleria di «pop art»: due enormi casse di vino per sede aziendale e dentro una primavera di fiori gialli e viola che sbocciano alle pareti. Con un’insegna che è tutta un programma: «L’Astemia Pentita». Non solo Dolcetto e Barolo. Tra le colline dei grandi vini la «signora» che ama la moda ma non annodare il collo con i foulard, sta sperimentando un innesto ancora più ardito: mescolando la campagna con il design radicale; prima ha comprato l’azienda Gufram, divano Bocca, Cactus e Pratone, e oggi porta a La Morra anche Memphis, tra le eredità più creative del genio di Ettore Sottsass. Sandra Vezza, la «signora dell’Altra Langa», l’anticonformista, industriale nel biglietto da visita ma artista nell’animo, ha ripreso in mano carta e matita per ridisegnare pezzi di territorio come quartieri di Londra o New York.

«Dicono che sono un’anti-conformista e ribelle, ci sono abituata, ma io non sono anti-niente e anti-nessuno. Già da ragazzina mi piaceva fare di testa mia: creavo e cucivo gli abiti da sola, volevo fare la stilista. Non tutti gradivano e mia madre riceveva lettera anonime di insulti per come mi vestivo». Nella sua casa di Alba, una villa in architettura modernista, Sandra Vezza colleziona di tutto: libri di medicina, libri sul vino, personaggi della Disney, le mucche di Cowparade «io mi rispecchio in quella colorata con la scala sul dorso», e naturalmente tante opere di design, quelle di Gufram ma anche dei concorrenti e dei grandi artisti: The End di Maurizio Cattelan, lampade e divani disegnati dallo studio Jobs. «Alba è il posto più bello del mondo. Ma noi langhetti abbiamo un difetto: dopo il lavoro pensiamo al lavoro. Comunichiamo poco». Il modo di comunicare di Sandra Vezza è una matita che va controcorrente. Lei parla di design radicale, di Impossible Langhe, il libro edito dalla sua Fondazione, come fosse in una metropoli a due passi dal Guggenheim. «Non potrei abitare in una grande città. Per 4 mesi all’anno vivo a Cissone, un paesino di montagna». I nuovi percorsi delle Langhe arrivano proprio da lì, dai borghi cuneesi, come Levice, 200 abitanti, dove Vezza è nata e cresciuta. «I miei genitori immaginavano per me un futuro di madre e moglie e poco altro».

Quando diventa moglie e madre, tutto come previsto, arriva l’imprevisto, il dramma: il marito, l’imprenditore di Italgelatine, si ammala gravemente. E a lei, la creativa, diplomata maestra che sognava di fare la stilista per bambini, tocca diventare industriale. «Giovane e bella, quindi scema: in sei mesi fallirà». È il ronzio di benvenuto che la accompagna alle prime riunioni in azienda. Nessuno le accorda un minimo di fiducia. E lei in cuor suo dà loro pure ragione: «In testa ho i brand di design, le tavolozze di pittura. Ma non posso mollare, l’ho promesso a mio marito». E si mette al lavoro. «Non ci capivo niente, sono diventata esperta di automazione e bilanci». Italgelatine nel tempo triplica fatturato (più di 70 milioni) e dipendenti, tanto che oggi è contesa dai grandi fondi di investimento, «deciderà mio figlio Charley cosa fare».

Eppure il chiacchiericcio, talvolta brusio insolente, non si spegne, anzi si intensifica quando lei ormai imprenditrice affermata, ma «astemia dichiarata», si butta nel sacro tempio del mondo del vino. Alle porte di Barolo crea una cantina pop, un progetto subito tacciato di «sfregio al territorio» da qualche produttore storico. «Sono quasi astemia, ma sono cresciuta nel vino. Mio nonno produceva Dolcetto, io rispetto il territorio e cerco di esaltarlo con le mie passioni». Dieci anni fa compra il suo «oggetto del desiderio»: Gufram, l’azienda di design che trasferisce da Torino a La Morra. In queste settimane la nuova scommessa con il divano Bocca che si sposa con il mobile divisorio Carlton di Sottsass. E la prossima tappa: un’esposizione permanente dei pezzi più belli di Gufram e Memphis tra La Morra e Barolo. «È il posto più bello del mondo. Dove altro dovrei mettere il design più bello del mondo?».

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25 aprile 2022 (modifica il 25 aprile 2022 | 16:16)

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, 2022-04-25 14:19:00, Tra Alba e Barolo una vetrina delle opere di Gufram e Memphis: dal divano Bocca ai mobili di Sottsass, Christian Benna

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