1 studente su 6 abbandona la scuola, il PD e il M5S attaccano il Governo

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Secondo i dati Svimez, un ragazzo su sei lascia gli studi: al Centro-nord il tasso di abbandoni è del 10,4%, nel Mezzogiorno del 16,6% e a Napoli arriva a sfiorare il 23%. Una disparità che riguarda tutti i servizi, dalle mense alle palestre al tempo pieno, Inoltre, sono 83mila i ragazzi che, alla chiusura degli scorsi scrutini, sono stati bocciati solo perché non hanno raggiunto la soglia minima delle presenze. Un numero che rischia almeno di raddoppiare, nel 2023.

A commentare questi dati l’opposizione di Governo, che attacca l’esecutivo:

“I dati sulla dispersione scolastica esprimono una fotografia allarmante della situazione della scuola nel nostro paese. Uno studente su sei abbandona gli studi, e i dati in alcune aree soprattutto al Sud sono davvero drammatici. Mentre il governo si preoccupa a giorni alterne delle “emergenze” più disparate, dai rave party ai forestierismi, su questo non dice una parola”.

Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione alla Camera e al Senato.

Eppure gli 83.000 abbandoni registrati lo scorso anno rischiano di raddoppiare, ma all’orizzonte non c’è alcun piano di intervento. Anzi: in legge di bilancio sono stati programmati tagli per quattro miliardi nei prossimi anni, e la riduzione del numero di dirigenti scolastici potrebbe portare come conseguenza la chiusura ed accorpamento di almeno settecento istituti, con la scomparsa di scuole proprio in quei territori in cui si sono segnalate le maggiori criticità sul fronte dell’abbandono scolastico“, continuano i pentastellati.

Su questi punti – proseguono – nella prossima settimana discuteremo una mozione importantissima, a prima firma di Anna Laura Orrico, che chiede al governo di tornare indietro su queste scelte folli e dannosissime. Fino ad oggi si è parlato di scuola pubblica solo in termini offensivi, dall’umiliazione come metodo educativo fino agli stipendi differenziati tra prof del Nord e del Sud. E si avvicina tetra la scure del progetto Calderoli sulle autonomie regionali, che può essere il colpo di grazia definitivo per il sistema scolastico nazionale. Se c’è un fronte sul quale neppure un centesimo dei fondi del PNRR può essere sprecato è proprio questo“.

Vigileremo con attenzione massima e saremo al fianco della comunità scolastica per ogni forma di mobilitazione in difesa della nostra infrastruttura democratica più importante“, concludono i parlamentari del M5S

I dati Svimez descrivono un’Italia spaccata in due, con una fuga dalla scuola nel Mezzogiorno. Un quadro che il progetto di autonomia di Calderoli non farà che peggiorare, dando un colpo di grazia al diritto costituzionale all’istruzione; si rischia di adattare la forza dell’azione pubblica alla ricchezza dei territori“.

Lo scrive in un post su Facebook, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione istruzione alla Camera.

Il fatto che lasci la scuola un ragazzo su sei non pare interessare governo e maggioranza presi da tutt’altre questioni, dagli sbarchi alla lotta senza quartiere ai forestierismi. Eppure, dovrebbe interrogare la politica il fatto che in una parte del paese, i giovani sono in credito di formazione, doposcuola, sport, educazione alimentare, tempo scuola“, prosegue.

Non si riescono a spendere le risorse del PNRR contro la dispersione scolastica: stiamo parlando di 1,5 miliardi che rischiano di slittare. Questo significa perdere interventi di sostegno per 820 mila studenti da mettere in campo entro il 2026; risorse che si fa fatica a gestire perché manca il personale oppure non è sufficientemente formato o per l’eccesso di “ burocratizzazione” dei processi. Ma si registrano anche ritardi per gli interventi in edilizia per le mense scolastiche che sono indispensabili per garantire il tempo pieno e scontano, anche qui, la farraginosità del passaggio dal Ministero ai Comuni“, aggiunge l’esponente del partito democratico.

Si potrebbe agire su tre linee direttrici: semplificare e sostenere i processi di spesa delle risorse del PNRR (un tema più che mai attuale); istituzionalizzare e finanziare la comunità educante sui territori (abbiamo proposte di legge del Pd depositate in Parlamento) per rafforzare l’alleanza tra scuole, famiglie, enti locali, terzo settore, volontariato, parrocchie in accordo con i servizi psico-pedagogici di comunità; mettere 1 miliardo su estensione del tempo pieno, gratuità dei libri scolastici e del trasporto, doposcuola. Il compito della scuola è promuovere l’uguaglianza“, prosegue la dem.

Se non vogliamo tradire lo spirito della Costituzione e il principio della coesione nazionale dobbiamo impedire che si vada verso la creazione di fatto di sistemi regionali con risorse e regole diverse, condannando una parte del Paese alla desertificazione. Ed è un impegno che -da forza di opposizione- riteniamo riguardi tutti e ci chiami ad un impegno straordinario“, conclude Manzi.

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