“Infine scriviamo la lettera z… come zingaro. Vedete questa immagine di donna trasandata, vestita male, che vive in un campo? Ecco questa è una zingara. Dunque Zeta come zingara. Avanti bambini scrivete”. Ma c’è un alunno che non esegue l’ordine impartito dalla maestra, che sta spiegando l’alfabeto italiano ai bambini di una classe prima primaria. Non scrive. Si rifiuta. E quando la maestra indica alla classe l’immagine della donna trasandata per agevolare in loro la memorizzazione della lettera dell’alfabeto in questione, si avvia un dibattito spontaneo tra i bambini durante il quale si moltiplicano frasi colme di stereotipi, certo non simpatiche., con gli zingari delinquenti o che rubano i bambini. Il bambino scoppia a piangere: “Quella cosa non la scrivo – protesta lui tra le lacrime – quella parola è una parolaccia”.
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Scrivete alla lavagna Zeta come Zingaro. Ma è un insulto e la maestra poi chiede scusa. In Italia 180mila persone rom e sinti
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