Nel tempo dell’iperpianificazione e delle riforme a ciclo continuo, si tende a confondere il mezzo con il fine. Troppo spesso si pensa che basti rinnovare l’aspetto esteriore di un’istituzione per modificarne la sostanza. La scuola, in questo, è diventata emblematica. Si parla di edilizia scolastica, di ambienti innovativi, di arredi ergonomici, ma si tace sul fatto che nessuna architettura, per quanto moderna, può educare al posto di un docente consapevole. Le neuroscienze cognitive ci insegnano che l’apprendimento non è un meccanismo automatico, ma un processo profondamente umano. Autori come Stanislas Dehaene o Daniel Siegel sottolineano che il cervello apprende solo quando è in una condizione di sicurezza affettiva e relazionale poichè ciò che attiva l’area limbica e la corteccia prefrontale non è la presenza di un dispositivo digitale o una parete colorata, ma l’esperienza di sentirsi visti, riconosciuti, accolti.
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Ambienti innovativi, arredi ergonomici, tecnologie: niente può educare più di un docente consapevole
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