Salvaprecari: Ennesimo tentativo di intesa giovedì al cdm

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Presidi come gli altri dirigenti

Ipotesi preselezione in ingresso. I sindacati protestano

Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi

Il decreto-legge Salvaprecari approda a Palazzo Chigi giovedì prossimo. Ed è una notizia. Dopo il pre-esame della scorsa settimana, e l’alzata di scudi del Movimento5stelle che ne ha stoppato l’approvazione definitiva bollandolo come l’ennesima sanatoria, non era affatto scontato che il dl riuscisse a tornare al cdm. Da quanto risulta a ItaliaOggi, il ministro Marco Bussetti (Lega) continua a insistere sul testo orginario, «per noi il decreto quello è e quello resta», dicono fonti Miur, al tempo stesso però restano le riserve sulle modalità di selezione da parte del M5s. Che in parlamento avrebbero gioco facile a far cadere la riforma o comunque a modificarla, giocando di sponda con le opposizioni. Un tentativo di mediazione è atteso al consiglio dei ministri stesso, chiamato a decretare la vita o la morta del Salvaprecari.

L’ipotesi di mediazione su cui si ragiona riguarda la possibilità di introdurre i test di ingresso. Uno sbarramento in ingresso per i precari che renderebbe più selettivo il concorso, come chiedono i pentastellati in una nota unitaria dei parlamentari delle commissioni competenti, e che però, fanno notare da viale Trastevere, vanificherebbe la ratio stessa della selezione riservata che nasce per valorizzare il servizio dei precari. Spiega Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega e presidente della VII commissione del senato: «Sui precari della scuola la Lega intende rispettare il punto 22 del contratto di Governo, il quale prevede una “fase transitoria” per garantire “il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto a un cronico precariato”, parallelamente all’avvio di un “efficace sistema di formazione”». E poi Pas e concorso riservato poco selettivi? «Non è affatto vero, lo dicono i dati del recente passato sulle bocciature».

Contro lo stop o la modifica oggi si terrà la conferenza stampa di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda. «È l’ultima chiamata al governo, poi passeremo ad azioni concrete di protesta», sottolinea il segretario Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, «il piano per combattere il precariato fa parte di un accordo sottoscritto a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte che il governo nella sua interezza deve rispettare e onorare». Aggiunge Pino Turi, numero uno della Uil scuola: «In assenza del dl si profila un anno scolastico all’insegna delle supplenze. I posti da coprire dal primo settembre saranno circa 150 mila e, senza provvedimenti urgenti, la Commissione europea darà seguito all’ennesima procedura di infrazione già aperta contro l’Italia per abuso di contratti a tempo determinato».

Il provvedimento predisposto dai vertici dell’Istruzione ad oggi prevede il varo di misure urgenti per prevenire o tamponare gli effetti dell’abuso di reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 3 anni. Che è stato fatto oggetto dell’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione europea (decisione n. 20144231 del 25/7/2019, si veda Italia Oggi del 30 luglio scorso).

L’esecutivo conta di istituire un concorso riservato ai precari triennalisti, di prorogare le graduatorie del concorso del 2016 fino al 2019/20 e, infine, di istituire corsi abilitanti per consentire alle scuole private paritarie di rifornirsi di docenti abilitati e agli aspiranti docenti di scuola statale di entrare nelle graduatorie di istituto di II fascia.

Il governo dovrebbe bandire un concorso riservato ai docenti precari delle secondarie di I e II grado, che abbiano prestato servizio nelle istituzioni scolastiche o educative statali almeno tre anni nel periodo compreso tra il 2011/12 e il 2018/19. Ogni anno di servizio, per essere considerato valido ai fini dell’accesso al concorso, dovrà essere stato prestato per almeno 180 giorni, anche frazionatamente. Idem se il servizio sarà stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine dello scrutinio finale. Non sarà considerato valido il servizio prestato presso le scuole private paritarie.

Al concorso riservato sarà assegnato un contingente pari al 50% dei posti utili per le immissioni in ruolo del concorso ordinario. Pertanto, se i posti disponibili per le immissioni in ruolo in una classe di concorso saranno 100, 25 posti andranno ai vincitori del concorso ordinario, 25 ai vincitori del concorso riservato e 50 posti agli aventi titolo all’assunzione tratti dallo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Nel caso in cui nella classe di concorso di riferimento dovesse risultare esaurita la graduatoria a esaurimento provinciale, i 100 posti disponibili per le immissioni in ruolo saranno assegnati equamente tra concorso ordinario e concorso riservato: 50 all’ordinario e 50 al riservato.

Le graduatorie del concorso indetto per effetto del comma 114, dell’articolo 1, della legge 107/2015 verrebbero prorogate di un altro anno. Che erano già state prorogate di un anno con il comma 603 della legge 205/2017. E adesso saranno valide fino al 2019/2020.

Il differimento della data di decadenza degli elenchi di merito è ritenuta necessaria a causa della carenza di personale docente nella scuola secondaria. E per garantire la continuità didattica il governo intende prorogare di un anno anche la disciplina speciale prevista per i diplomati magistrali che saranno licenziati quest’anno all’esito delle sentenze di merito relative ai contenziosi ancora pendenti.

Il dl prevede anche un percorso formativo abilitante straordinario (Pas) universitario per sopperire alla mancanza di docenti abilitati nelle scuole statali e paritarie. Al corso avranno accesso tutti gli aspiranti in possesso di almeno tre anni di servizio prestato nel periodo compreso tra il 2011/12 e il 2018/19. Ogni anno di servizio, per essere considerato valido ai fini dell’accesso al concorso, dovrà essere stato prestato per almeno 180 giorni, anche frazionatamente. Idem se il servizio sarà stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine dello scrutinio finale. Validi i servizi prestati, indifferentemente, nelle scuole statali, private paritarie e nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

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