Promesse vaghe

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editoriale Mezzogiorno, 25 settembre 2022 – 08:13 di Mario Rusciano Cosa scrivere oggi, 25 settembre, giorno del voto? Dopo gli editoriali di Antonio Polito (Corriere della Sera, venerdì 23), Paolo Macry (Corriere del Mezzogiorno ieri) e la risposta del direttore Enzo d’Errico alla lettera del sabato, è difficile ma doveroso. Perché siamo al momento della verità che tutti i democratici aspettano con trepidazione. Certo la campagna elettorale è stata breve, estiva e frettolosa, perciò insipida e insoddisfacente. Frettolosi anche i programmi elettorali, dal cui confronto sinottico la fretta salta all’occhio: promesse vaghe sopravanzano la complessità dei problemi, poco approfonditi. Su alcuni punti è addirittura complicato cogliere tratti originali. Partiti d’estrazione diversa paiono rincorrersi nel vanto di guardare alla vita quotidiana di persone, famiglie e imprese, afflitte da caro-bollette energetiche, rincaro di pane latte beni alimentari e povertà incombente. Badano poco a problemi apparentemente astratti che si ripercuotono sulla nostra economia: geopolitica, rapporti internazionali soprattutto europei. Questi vanno affrontati, dal governo, battendo i pugni sul tavolo. Con faccia tosta affermano ciò pure i partiti che hanno sfiduciato Draghi – dopo averne condiviso il governo – e provocato l’anticipo delle elezioni. Ma, a pochi mesi dalla conclusione naturale della legislatura, rischiavano di perdere qualche punto percentuale. Hanno quindi egoisticamente dimenticato l’urgenza di alleviare proprio la pesante situazione di quanti ora vogliono tutelare. Hanno altresì rallentato l’andamento del Pnrr e ridotto prestigio e credibilità del Governo, dimissionario da mesi nel periodo storico più tragico da un’ottantina d’anni, tra pandemia e attacco della Russia all’Ucraina. Sperano di mantenere le promesse attingendo all’esangue Cassa dello Stato e a tutti i costi, anche di scostamento di bilancio e aumento dell’enorme indebitamento. Nessuna capacità di discernimento tra le promesse. Sono fuori discussione la necessità e l’urgenza di misure per ridurre gl’insopportabili importi delle bollette energetiche e per aiutare disoccupati e indigenti (Cassa Integrazione; Reddito di cittadinanza). Ma si può mai promettere in contemporanea: pensioni anticipate (quota 41), flat tax, abbattimento di cartelle esattoriali e quant’altro? E nel frattempo come si finanzieranno efficienza delle pubbliche amministrazioni e servizi pubblici essenziali: sanità, scuola, trasporti? È la mania di credere che la Cassa pubblica sia il «pozzo di San Patrizio»: inesauribile e senza fondo. Intanto, con qualche eccezione, si parla poco di ricerca, università, formazione, considerati campi di secondaria importanza. Nessuna meraviglia: tra i paesi europei l’Italia in questi campi non da ora è agli ultimi posti. Che dire poi della genericità dei programmi circa lavoro e occupazione. Come se bastasse ridurre il cuneo fiscale e qualche punto di Irpef per aumentare l’occupazione. Certo la materia è da tutti citata, e accompagnata dai consueti piagnistei, ma poi trascurata. Eppure è la vera piaga dell’Italia e soprattutto del Mezzogiorno. Anche qui nessuna meraviglia: il Mezzogiorno è, come al solito, a sua volta quasi dimenticato. Difficile credere all’onorevole Meloni, che per un verso dice di non essere «meridionalista» perché «patriota» – consapevole cioè dell’essenzialità del Sud per la ripresa dell’Italia intera – e, per un altro verso, tace sull’autonomia regionale differenziata. Ignora che l’autonomia è disastrosa per il Mezzogiorno, ma è il chiodo fisso del suo sodale Salvini? Il quale, sentendosi già governante, vuole approvarla nel primo Consiglio dei ministri? In realtà il vero problema dei programmi elettorali sott’occhio è l’incapacità d’alcuni partiti di prospettare una visione d’insieme del futuro del Paese – a breve e a lungo termine – cioè l’incapacità di fare «programmi organici di sistema» e stabilire la stretta interdipendenza tra problemi globali e pratica di vita delle persone. Si fa presto a dire «trasformazione ecologica», «cambiamento climatico», «autonomia di risorse energetiche», «digitalizzazione», «nuove tecnologie» senza connettere queste grandi questioni con la quotidianità. E senza dire dove e come reperire le risorse indispensabili a questi necessari investimenti pubblici, da finanziare assieme alle belle promesse elettorali. Si capisce allora perché – a parte l’orrenda legge elettorale – tanti cittadini, sbagliando, decidano di non votare. Tra l’altro, a questo proposito, nella baraonda della politica emergenziale degli ultimi anni, nulla s’è fatto per ridurre almeno l’astensionismo «involontario» (circa il 20%), quello cioè di quanti, per varie ragioni, non possono votare nel seggio elettorale di residenza. Così alla fine il «popolo sovrano», oltre a essere spaesato, è pure zoppo. Comunque, ricordando che il voto è un diritto-dovere dei cittadini, oggi il «sovrano» deve decidere e svelare, tramite le urne, chi deve governare. L’appello che gli si deve fare perciò è di esprimersi andando a votare, magari a malincuore. Naturalmente con la coscienza che sta decidendo il destino dell’Italia in Europa e dell’Europa in Italia, al di là di pericolosi nazionalismi. E non è poco. 25 settembre 2022 | 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-25 06:14:00, editoriale Mezzogiorno, 25 settembre 2022 – 08:13 di Mario Rusciano Cosa scrivere oggi, 25 settembre, giorno del voto? Dopo gli editoriali di Antonio Polito (Corriere della Sera, venerdì 23), Paolo Macry (Corriere del Mezzogiorno ieri) e la risposta del direttore Enzo d’Errico alla lettera del sabato, è difficile ma doveroso. Perché siamo al momento della verità che tutti i democratici aspettano con trepidazione. Certo la campagna elettorale è stata breve, estiva e frettolosa, perciò insipida e insoddisfacente. Frettolosi anche i programmi elettorali, dal cui confronto sinottico la fretta salta all’occhio: promesse vaghe sopravanzano la complessità dei problemi, poco approfonditi. Su alcuni punti è addirittura complicato cogliere tratti originali. Partiti d’estrazione diversa paiono rincorrersi nel vanto di guardare alla vita quotidiana di persone, famiglie e imprese, afflitte da caro-bollette energetiche, rincaro di pane latte beni alimentari e povertà incombente. Badano poco a problemi apparentemente astratti che si ripercuotono sulla nostra economia: geopolitica, rapporti internazionali soprattutto europei. Questi vanno affrontati, dal governo, battendo i pugni sul tavolo. Con faccia tosta affermano ciò pure i partiti che hanno sfiduciato Draghi – dopo averne condiviso il governo – e provocato l’anticipo delle elezioni. Ma, a pochi mesi dalla conclusione naturale della legislatura, rischiavano di perdere qualche punto percentuale. Hanno quindi egoisticamente dimenticato l’urgenza di alleviare proprio la pesante situazione di quanti ora vogliono tutelare. Hanno altresì rallentato l’andamento del Pnrr e ridotto prestigio e credibilità del Governo, dimissionario da mesi nel periodo storico più tragico da un’ottantina d’anni, tra pandemia e attacco della Russia all’Ucraina. Sperano di mantenere le promesse attingendo all’esangue Cassa dello Stato e a tutti i costi, anche di scostamento di bilancio e aumento dell’enorme indebitamento. Nessuna capacità di discernimento tra le promesse. Sono fuori discussione la necessità e l’urgenza di misure per ridurre gl’insopportabili importi delle bollette energetiche e per aiutare disoccupati e indigenti (Cassa Integrazione; Reddito di cittadinanza). Ma si può mai promettere in contemporanea: pensioni anticipate (quota 41), flat tax, abbattimento di cartelle esattoriali e quant’altro? E nel frattempo come si finanzieranno efficienza delle pubbliche amministrazioni e servizi pubblici essenziali: sanità, scuola, trasporti? È la mania di credere che la Cassa pubblica sia il «pozzo di San Patrizio»: inesauribile e senza fondo. Intanto, con qualche eccezione, si parla poco di ricerca, università, formazione, considerati campi di secondaria importanza. Nessuna meraviglia: tra i paesi europei l’Italia in questi campi non da ora è agli ultimi posti. Che dire poi della genericità dei programmi circa lavoro e occupazione. Come se bastasse ridurre il cuneo fiscale e qualche punto di Irpef per aumentare l’occupazione. Certo la materia è da tutti citata, e accompagnata dai consueti piagnistei, ma poi trascurata. Eppure è la vera piaga dell’Italia e soprattutto del Mezzogiorno. Anche qui nessuna meraviglia: il Mezzogiorno è, come al solito, a sua volta quasi dimenticato. Difficile credere all’onorevole Meloni, che per un verso dice di non essere «meridionalista» perché «patriota» – consapevole cioè dell’essenzialità del Sud per la ripresa dell’Italia intera – e, per un altro verso, tace sull’autonomia regionale differenziata. Ignora che l’autonomia è disastrosa per il Mezzogiorno, ma è il chiodo fisso del suo sodale Salvini? Il quale, sentendosi già governante, vuole approvarla nel primo Consiglio dei ministri? In realtà il vero problema dei programmi elettorali sott’occhio è l’incapacità d’alcuni partiti di prospettare una visione d’insieme del futuro del Paese – a breve e a lungo termine – cioè l’incapacità di fare «programmi organici di sistema» e stabilire la stretta interdipendenza tra problemi globali e pratica di vita delle persone. Si fa presto a dire «trasformazione ecologica», «cambiamento climatico», «autonomia di risorse energetiche», «digitalizzazione», «nuove tecnologie» senza connettere queste grandi questioni con la quotidianità. E senza dire dove e come reperire le risorse indispensabili a questi necessari investimenti pubblici, da finanziare assieme alle belle promesse elettorali. Si capisce allora perché – a parte l’orrenda legge elettorale – tanti cittadini, sbagliando, decidano di non votare. Tra l’altro, a questo proposito, nella baraonda della politica emergenziale degli ultimi anni, nulla s’è fatto per ridurre almeno l’astensionismo «involontario» (circa il 20%), quello cioè di quanti, per varie ragioni, non possono votare nel seggio elettorale di residenza. Così alla fine il «popolo sovrano», oltre a essere spaesato, è pure zoppo. Comunque, ricordando che il voto è un diritto-dovere dei cittadini, oggi il «sovrano» deve decidere e svelare, tramite le urne, chi deve governare. L’appello che gli si deve fare perciò è di esprimersi andando a votare, magari a malincuore. Naturalmente con la coscienza che sta decidendo il destino dell’Italia in Europa e dell’Europa in Italia, al di là di pericolosi nazionalismi. E non è poco. 25 settembre 2022 | 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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