La scuola in estate? Si impara meglio

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Perdite di apprendimento durante l’estate? Ormai è un fenomeno accertato e in Italia è ancora più accentuato per via dei troppi giorni di vacanze estive soprattutto. Tuttavia la lacuna risulta ancora più grave se si pensa che le perdite di apprendimento possano colpire in particolare gli studenti e le studentesse con meno risorse familiari e che trovano nella scuola l’unica, o quasi, fonte di apprendimento.

La Voce.info, analizza, basandosi sugli interventi di Save the Children Italia e Fondazione Agnelli che hanno coordinato iniziative volte al contrasto delle perdite di apprendimento di bambini e adolescenti in condizione di povertà educativa, due tipi di attività durante l’estate: laboratori didattici ispirati alle metodologie dellapeer education, dell’apprendimento cooperativo e del learning by playing(88 ore); e tutoraggio personalizzato finalizzato al recupero delle lacune in matematica o italiano (12 ore).

L’impatto dell’intervento sugli apprendimenti in matematica e italiano è stato valutato tramite uno studio randomizzato che ha coinvolto oltre mille studenti e studentesse in nove città italiane del Nord, Centro  e Sud: quattro sono le principali lezioni apprese dallo studio.

Primo, c’è evidenza di perdite di apprendimento estive, in particolare in matematica. Se gli studenti del gruppo di controllo riportano apprendimenti sistematicamente più bassi a settembre rispetto a giugno, in particolare nell’area matematica, gli studenti del gruppo di trattamento a settembre mostrano apprendimenti uguali o superiori a quelli di giugno.

Secondo, comparando il gruppo di trattamento con quello di controllo, l’intervento estivo è efficace nell’innalzare gli apprendimenti degli studenti che hanno partecipato alle attività, in particolare in italiano. Gli effetti sono più riscontrati in italiano (+7 per cento) rispetto a matematica (+5.8 per cento). Spicca, nello specifico, il risultato sulla comprensione del testo, dove gli studenti del gruppo di trattamento mostrano un incremento di apprendimenti pari a +9 per cento rispetto ai controlli.

Il terzo risultato è che l’intervento estivo non funziona per tutti allo stesso modo. I risultati suggeriscono che interventi di questo tipo possono contribuire a ridurre i divari sociali in istruzione, ma pongono anche una questione circa la definizione delle fasce di età più reattive all’intervento. 

Quarto, non tutti i bambini e le loro famiglie sono interessati o riescono a garantire la frequenza durante l’estate. Nel caso di Arcipelago Educativo, circa tre studenti su dieci non hanno accettato l’invito a partecipare; e, tra chi ha partecipato, le ore effettivamente frequentate in media sono state 71. Pertanto, l’ingaggio delle famiglie e la definizione di programmi e calendari sono aspetti cruciali nella pianificazione di questi interventi.

In conclusione, si legge su La Voce.it, se per un verso è possibile contrastare la perdita di apprendimento durante i mesi estivi dall’altro molte domande rimangono ancora aperte: gli effetti riscontrati persistono nel tempo? Quali specifiche componenti dell’intervento funzionano meglio? Quali sono gli strumenti più adatti per misurare in modo accurato il fenomeno? 

Altri studi sull’argomento sono necessari.

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