Niente più impronte ai presidi

Dirigenti Scolastici: niente più impronte

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Presidi come gli altri dirigenti

Cancellati i controlli introdotti dalla riforma Bongiorno

di Alessandra Ricciardi

Mano tesa ai sindacati con il primo decreto legge sulla scuola. La stagione del Conte II è all’insegna della concertazione. Nel tentativo di disinnescare un fronte di solito sempre critico per un esecutivo. Visto tra l’altro che di tensioni politiche, e anche finanziarie dopo la denuncia di un rischio recessione fatta dagli industriali, non ne mancano affatto, a dispetto della giovane vita del nuovo governo. Il decreto legge sulla scuola è quasi pronto. E recepisce i contenuti dell’intesa con i sindacati raggiunta il 1° ottobre scorso dal ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti.

Il gabinetto del Miur sta definendo l’articolato che è atteso al consiglio dei ministri di questa settimana. ItaliaOggi lo ha letto: c’è l’attesa norma sul concorso straordinario per 24 mila posti, da bandire entro il 2019 contestualmente a quello ordinario, destinato ai precari con tre anni di lavoro alle spalle nella scuola statale. Norma fortemente voluta dai sindacati, che hanno dovuto rinunciare però all’avvio di un percorso abilitativo per gli altri docenti triennalisti (di nuovo reclutamento si occuperà un apposito disegno di legge). Fuori dalla selezione straordinaria i docenti delle paritarie. Un concorso riservato è previsto anche per i direttori dei servizi amministrativi.

E a sorpresa spunta anche la cancellazione dei controlli biometrici, introdotti solo pochi mesi fa, e mai partiti, dalla ministra della p.a., Giulia Bongiorno, nella sua riforma per l’efficienza della pubblica amministrazione. Era stata una delle scelte più contestate del precedente governo, ora con decorrenza immediata sia i dirigenti che tutto il personale educativo e anche ausiliario, tecnico e amministrativo non saranno tenuti a nessun controllo per la verifica delle presenze in sede. Nella fattispecie, niente impronte, a differenza di altri dipendenti della p.a.

Fatto il decreto, la concertazione prosegue: è prevista l’attivazione di tavoli tecnici presso il ministero dell’istruzione, per definire con i sindacati misure in materia di semplificazione amministrativa per le scuole e per il personale docente e Ata. E presso l’ufficio di gabinetto del ministro saranno attivati tavoli anche per individuare soluzioni dopo le sentenze di licenziamento che riguardano i diplomati magistrali. Un tavolo ad hoc riguarderà il rinnovo del contratto, per il quale ieri il premier Conte ha annunciato ai segretari confederali 5,5 miliardi in tre anni. Ma per tutti i 3 milioni di dipendenti pubblici, la scuola ne conta un milione. Uno stanziamento nel quale non vi è traccia dei 2 miliardi in più promessi dal ministro Fioramonti. Qualcosa ci sarà, dicono fonti parlamentari, probabilmente con risorse diluite negli anni. Ma ad oggi trovare 3 miliardi, il terzo è per università e ricerca, con la recessione alle porte, pare missione impossibile.

La scelta della concertazione valorizza il confronto democratico e previene l’insorgenza di contenzioso, evidenziano i sindacati che portano a casa un provvedimento sui precari che non era affatto scontato con il nuovo governo. Ma poi aggiungono: verificheremo di volta in volta i fatti.

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